Andrea De Candia – Morte
La mia paura più grande è quella di morire senza aver realizzato i miei sogni.
La mia paura più grande è quella di morire senza aver realizzato i miei sogni.
Quanto è amaramente facile pentirsi di aver trascurato qualcuno quando era in vita ora che non c’è più.
Chi ha creato le forbici deve aver pensato alle gambe.
Il maggior pericolo di chi scrive in questa epoca è quello di accavallare il semplice e il banale: il banale-semplice e il semplice-non banale che quasi si rincorrono attorcigliandosi.
Lo scrittore non deve mai scusarsi se usa con ripetuta insistenza alcune parole al posto di altre. Sai, i termini sono come le persone ed è normale che ad alcuni ci si è affezionati più che ad altri.
Ci sono assassini che non scrivono. Non sono poeti, né autori di romanzi, racconti, saggi o aforismi. Credono di non scrivere. Credono. Traditi dalle impronte digitali, sono costretti a ricredersi.
Il sole è una raggiera di spade su cui nessun uomo ha mai osato camminare.
Il terreno è il deserto dell’aria.
La luna può essere: la stella più grossa, un sole più spento, l’unico pianeta visibile ad occhio nudo, il cirro più calmo, la nuvola più tonda e perfetta, la nube più spezzata. Dipende da quando e da come la si guarda.
Persino l’aria è in apnea quando si posa sulla superficie terreste, ma se scaraventata nelle profondità della Terra, l’apnea cede il posto all’asfissia.
I mari e i deserti sanno ingannarci: i loro fianchi sfuggono sempre alla nostra vista.
Il mare è il più subdolo apolide.
Sono fatto di terra e gli occhi sono l’unico mare che io conosca.
Il vento è aria che suda.
Quando sono nudo l’aria mi è parentesi.
Solo il vento è capace di sfogliarmi come fossi una sua pagina.
Il tramonto è un dispetto che il cielo fa a sé stesso.