Angela Cicolari – Frasi Sagge
L’ingenuità qual è? Fidarsi troppo delle persone? La debolezza qual è? Non rispondere sempre pan per focaccia? Dare inizio al male e aspettarsi di ritorno il bene, questa è ingenuità e debolezza insieme.
L’ingenuità qual è? Fidarsi troppo delle persone? La debolezza qual è? Non rispondere sempre pan per focaccia? Dare inizio al male e aspettarsi di ritorno il bene, questa è ingenuità e debolezza insieme.
Non è il passato, è il futuro.
La felicità, come il paradiso, non è qualcosa che si può prendere da qualcun altro perché si vedeva che era troppo. Questa solo, è invidia. Una distribuzione può apparentemente essere equa, ma se è dall’essere all’avere, scatena conseguenze dove di paradiso non c’è la minima traccia. È un innesco, un inizio, perché poi di questo spirito non se ne potrà più fare a meno e si cercherà di prenderlo anche da altre parti, con ogni mezzo. Avvertire non è morale, è una valutazione matematica delle cause e degli effetti, che i desideri non possono cambiare. La matematica, o le leggi fisiche, non sono fredde e crudeli, ma quelle solo fanno sopravvivere, se ci si pone di fronte a queste leggi con onestà e con la vera volontà di sopravvivere.
La salvezza è sempre a portata di mano, e in ogni momento ci si può fermare. La volontà di sopravvivere dovrebbe essere superiore alle pulsioni e ai consigli del Male.
Non si va all’inferno per azioni che si subiscono, ma per quelle che si compiono.
La sensibilità e l’empatia di qualcuno non sono dei bonus da usare quanto si vuole. La pazienza ha i suoi limiti che finisce rovinosamente dove si toccano gli amici. Un padre che ama i suoi figli dovrebbe amarli e correggerli secondo giustizia anche col bastone, ma solo per evitare loro legnate peggiori, e nel regno deterioramenti devastanti che coinvolgerebbero pure lui.
Se… rimpiangerà amaramente di non essersi fatto saltare le cervella in tempo.
Se il figlio di Dio si è ammattito insieme ai suoi angeli, è inutile che cerca di incolpare me nella sua ira ipocrita: la colpa è di chi si fa, non di chi dice di non farlo.
Più che della “sindrome di Stoccolma” dovrebbe preoccuparsi della “sindrome cinese”.
Se si conoscono gli effetti di un’azione, ma poi la si compie lo stesso, vuol dire che quegli effetti sono cercati e voluti.
Qualche volta fare del male dando alle azioni una giustificazione di autorità, è il modo più veloce per morire.
Non esiste, né esisterà, nel tempo o fuori dal tempo, alcuno sulla faccia di tutti gli universi, che possa o potrà mai salvare il salvatore.
Inseguire l’avidità cieca e vite indifese che non appartengono, come pipistrelli in preda alla libido sessuale, non va tanto contro le regole del buon comportamento, quanto alla sopravvivenza dei propri cari.
Come mai tutto finirà nella mostruosità dell’inferno e nella legge del nulla, contrariamente a quanto l’Architetto fa per evitarlo? Proprio a causa dello spirito che estrae e immette nel sistema, capovolgendo la realtà ormai andata. Anche se vuole far apparire il contrario, sono una bellezza e un amore di gran lunga superiori a quello che Dio e la creazione possono avere e quindi matematicamente sopportare.
Pur di scaricare le sue pulsioni sessuali sugli amici degli altri, Dio è proprio disposto a farsi del male da solo, per poter basare una vendetta sul nulla,… e ricevere poi indietro il suo male miliardi di volte in più. Alla sua amata creazione ormai può fare ciao con la mano e poi morire dentro di essa con gli dèi e gli elementi, ma potrebbe goderne brevemente, e nel frattempo tutto fa sempre in tempo a peggiorare.
Un cerchio aperto è la perfezione del potere. Un infinito che non si piega nemmeno all’infinito, l’eternità superiore all’eterno. Se la usano secondo giustizia, diventeranno potenti. Se la usano per diventare potenti e sostituirsi a questo potere, avere per essere, li tratterà secondo giustizia.
C’è una differenza abissale tra quello che è veramente e quello che un Potere vorrebbe che diventasse. Qualcosa che è “bene” per natura, cerca di farlo apparire “male” per averlo e trasformare con ogni mezzo, per avidità, secondo i suoi interessi.