Claudio Baglioni – Stati d’Animo
I sogni sognati con tanta ingenuità marciscono in fondo a una via, finché la paura non ci addormenterà e ancora la pioggia cadrà.
I sogni sognati con tanta ingenuità marciscono in fondo a una via, finché la paura non ci addormenterà e ancora la pioggia cadrà.
I treni partiti senza portarci via non si fermeranno più qua, finché la certezza non ci abbandonerà e ancora la pioggia cadrà.
La poesia è come un’idea: non cerca verità, la crea.
Ti presento un vecchio amico mio, il ricordo di me per sempre per tutto quanto il tempo in questo addio, io mi innamorerò di te.
Mai più come te, nessun’altra mai perché dopo te io si che m’innamorai sempre più di te quanto tu non sai, perché anche senza te c’è qui la tua assenza ormai che amo come te.
Quali che siano le cose, musica e poesia condividono se non altro il fatto di rappresentare uno tra i più affascinanti e insondabili misteri che legano, come poche altre cose, altri due misteri – ugualmente insondabili e affascinanti: l’uomo che dona e quello che riceve poesia. E tanto ci deve bastare.
Non è l’amore che delude l’uomo, ma l’uomo che delude l’amore. Anche perché, mentre lui è sempre all’altezza del suo mandato, la stessa cosa, purtroppo, non si può dire di noi. […] Ma è certamente l’energia più grande che l’uomo sia in grado di produrre. L’unica che riesca a fargli fare cose delle quali non si immaginerebbe mai capace. Il miracolo che rende l’uomo capace di miracoli. E, forse, se trovassimo il coraggio di non confinarlo all’atto che origina la vita; se non lo tradissimo, facendone merce di scambio sui mille tavoli della vita; se riuscissimo a guardarlo negli occhi e ad ascoltare quello che ha da dire, e ci decidessimo ad adottarlo come bussola e sestante per la nostra navigazione, ci accorgeremmo che la risposta a molte delle piccole, grandi domande che ci piovono addosso e dalle quali spesso ci sentiamo perseguitati è più vicina di quanto immaginiamo.
“Amore”: probabilmente la parola più usata. Sicuramente la più abusata. Poche altre, infatti, patiscono così tanto l’erosione dell’uso. Dire “ti amo” quando non è così è un delitto. Un delitto inferiore solo a quello che commettiamo quando, pur sentendo di amare, non lo diciamo. Come ogni parola, anche l’amore può essere tutto o nulla. Dipende da noi. Dalla nostra capacità (o incapacità) di mantenere ciò che quella parola promette.
Per rendere sopportabile a occhi e pensieri il mondo dal quale veniva, avrebbe dovuto cambiare tutto. Per questo aveva cominciato a disegnare. E quando gli chiedevano da dove ricavasse l’ispirazione, “è semplice” rispondeva, abbassando lo sguardo per il pudore che la facilità impone “nasce per contrasto. Mi guardo intorno, vedo ciò che non mi piace e immagino come le cose dovrebbero essere per piacermi. Per fortuna” aggiungeva “il mondo è pieno di orrori. Il giorno che tutto, intorno a me, soddisferà il mio bisogno di bello, smetterò di disegnare”.
Certe cose le trovi solo quando smetti di cercarle. Fino a un istante prima, se ne stanno rintanate chissà dove. Nascoste così bene che finisci col pensare che non esistano affatto. Un attimo dopo, invece, ti si parano davanti. All’improvviso. L’espressione più naturale del mondo. Sorprese della tua sorpresa. L’aria di chi non si è mai mosso dall’unico posto nel quale nessuno guarda mai: sotto il naso. Erano sempre state lì, loro. Tu, invece…
Tra sparare oppure sparire scelgo ancora di sperare.
Se mi allontanai è perché potessi appartenerti.
Se del domani nessuno ha la certezza, io sono nessuno e tu domani.
Non c’ameremo più qui ma attraverso ciò che in altri giorni avremo perso.
Volevo averti e solo allora mi riuscì, quando mi accorsi che ero lì per perderti.
Pace a me che non so amare ancora ciò che ho e non so non amar quel che non ho.
Tu sei quel respiro che mi toglie ancora il fiato…