Francesco Iannì – Frasi Sagge
Riconoscere di essere fallibili è il primo passo verso la consapevolezza dei propri limiti.
Riconoscere di essere fallibili è il primo passo verso la consapevolezza dei propri limiti.
Certe ferite dell’anima sono più profonde di quello che sembrano.
La negazione non cambia la realtà.
Senza il dolore, non conosceremmo il piacere.
Piuttosto che farsi domande, è più utile cercare le risposte.
Anzitutto, ci si può garantire un futuro avendo la consapevolezza che non si può tornare indietro. Ma se lasciare andare il passato è semplice, avanzare può risultare difficile. Così, alle volte, si tenta inutilmente di mantenere tutto uguale, nonostante le cose siano destinate a cambiare. A un certo punto, però, l’unica cosa da fare rimane guardare avanti. Perché, nonostante il dolore, questo è l’unico modo in cui si può crescere.
Molto spesso, la cattiveria che regna nel mondo virtuale è proiezione di frustrazioni del mondo reale.
Non puoi dimenticare chi ha una parte di te.
Qualche volta, ciò che si vuole è proprio quello che serve. Altre volte, invece, quello che serve è un piano nuovo di zecca.
Non c’è niente di peggio che non fare un tentativo e restare col rimorso, soprattutto quando ci si lascia sfuggire qualcosa di fantastico. Perché anche il fallimento peggiore, il più irrimediabile degli errori, è di gran lunga preferibile al non averci provato.
Le principali cause di stress sono il tempo e gli altri. Mentre il tempo ci manca sempre, probabilmente di “altri” intorno ne abbiamo fin troppi, se il nostro principale problema è quello di controllarli.
A volte, arriviamo a sentirci così deboli e sballottati nel tempestoso oceano della vita da domandarci se la nostra piccola barca riuscirà mai a non essere inghiottita dai flutti e a raggiungere il porto. Eppure, se guardiamo nell’oscurità, possiamo distinguere la fioca luce del faro e la lanterna del capitano del porto che, sfidando la violenza della tempesta, ci aspetta sulla banchina per accoglierci finalmente a casa. Che senso avrebbe allora lasciarsi andare alla furia delle onde? Non sarebbe forse più logico stringere i denti e aggrapparsi a quell’unico appiglio per non sprofondare negli abissi di una lugubre e malinconica esistenza? Esiste sempre una via d’uscita, e noi non dobbiamo scordarlo.
Fuggire. A volte non è vigliaccheria, ma solo sopravvivenza. E ho imparato che ci sono tanti modi per fuggire, senza dover necessariamente mettere miglia di distanza fra noi e il nostro mondo. Si può fuggire nel passato, nei luoghi lontani e nascosti nella memoria. E può anche capitare di ritrovarsi.
Occorre porsi dei quesiti, interrogarsi nel momento in cui si avverte un malessere che non bisogna respingere, ma accettare e vivere. Bisogna smettere di correre e iniziare a godere della brezza fresca del mattino, a gustare il cibo, a salutare gli altri con un sorriso, a sentire quelle emozioni che si erano perdute.
Basterebbe ricordarsi che il lavoro da fare non termina mai. E che siamo piccoli, insignificanti rotelle di un meccanismo creato per stritolare la nostra personalità.
I perfezionisti si impegnano in un gioco che nessuno potrà mai vincere.
Non può avere una vita piena chi non sposa nessuna grande causa.