Hermann Hesse – Libri
Troviamo conforti, troviamo da stordirci, acquistiamo abilità con le quali cerchiamo d’illuderci. Ma l’essenziale, la strada delle strade non la troviamo.
Troviamo conforti, troviamo da stordirci, acquistiamo abilità con le quali cerchiamo d’illuderci. Ma l’essenziale, la strada delle strade non la troviamo.
[…] Solo lentamente, tra le sue crescenti ricchezze, Siddharta aveva preso qualcosa delle maniere degli uomini-bambini, qualcosa della loro puerilità e della loro timidità. Eppure li invidiava, li invidiava tanto più quanto diventava simile a loro. Li invidiava per l’unica cosa che a lui mancava e che loro possedevano, per l’importanza che essi riuscivano ad attribuire alla loro vita, per la passionalità delle loro gioie e delle loro paure, per l’angoscia ma dolce felicità del loro stato di innamorati eterni. Di sé, di donne, dei loro bambini, di onori e di ricchezze, di progetti e speranze, sempre questi uomini sono innamorati. Ma appunto questo egli non riusciva ad imparare da loro, questa gioia infantile e questa infantile follia.
Due persone possono andare d’accordissimo, parlare di tutto ed essere vicine. Ma le loro anime sono come fiori, ciascuno ha la sua radice in un determinato posto e nessuno può avvicinarsi troppo all’altro senza abbandonare la sua radice, cosa peraltro impossibile. I fiori effondano il loro profumo e spargono il loro seme perché vorrebbero avvicinarsi, ma il fiore non può fare niente perché il seme giunga nel posto giusto; tocca al vento che va e viene come vuole.
Io sono come te. Anche tu non ami, altrimenti come potresti fare dell’amore un’arte? Forse le persone come noi non possono amare. Lo possono gli uomini-bambini: questo è il loro segreto.
A volte percepiva, nella profondità dell’anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch’egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch’erano un mero gioco, che certamente era lieto e talvolta provava gioia, ma che tuttavia la vita vera e propria gli scorreva accanto senza toccarlo. Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell’essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore.
Mi hai aiutato, Otto, non lo dimenticherò mai… Ora faccio venire la vettura, non ci aspettano per pranzo. Non avremo altro da fare che passare una bella giornata, come da giovani durante le vacanze estive! Andremo per la campagna, vedremo qualche bel paesino, ci sdraieremo nel bosco, mangeremo delle trote e berremo del buon vino di campagna da bicchieri di vetro spesso. Che tempo stupendo c’è oggi! _ Burkhardt rise: “Sono dieci giorni che è così.” E anche Veraguth rise. “Per me è come se il sole non splendesse così da anni”.
L’amico fu colpito dal vedere ricorrere i tratti dimenticati di un passato apparentemente senza nubi, e come allora fu spaventato dall’abisso di solitudine e di tormento interiore che si apriva improvvisamente nella vita di Veraguth. Quello era senza dubbio il segreto a cui Johann aveva accennato di tanto in tanto e che egli aveva sospettato si nascondesse nell’animo dei grandi artisti. Da lì, dunque, quell’uomo traeva l’impulso misterioso e insaziabile a creare, a cogliere e dominare il mondo ogni volta in modo nuovo con i propri sensi. Da lì proveniva anche quella strana tristezza che spesso si impadronisce di chi osserva le grandi opere d’arte.
La vita delle persone che lavorano è noiosa. Interessanti sono le vicende e le sorti dei perdigiorno.
Le opere letterarie possono essere intese e fraintese in vari modi. Per lo più l’autore di un’opera non è competente a stabilire in qual punto termina la comprensione dei lettori e dove incomincia il malinteso. Qualche autore ha già trovato lettori per i quali la sua opera era più limpida che per lui stesso. D’altro canto in certi casi anche i malintesi possono essere fecondi.
Forse è questo quello che impedisce di trovare la pace: le troppe parole.
La natura è la cosa più inflessibile che si conosca.
Sole brilla adesso dentro al cuore, vento, porta via da me fatiche e cure.
Anche le formiche fanno la guerra, anche le api hanno uno Stato, anche i castori accumulano beni di consumo.
Ciò che la Natura vuole dall’Uomo sta scritto in ognuno di noi.
La natura non si getta tra le braccia del primo venuto… pretende infinita passione, prima di svelarsi e concederglisi.
Tutto il visibile è espressione, tutta la natura è immagine,è linguaggio e colorato geroglifico. Nonostante una scienza della natura molto evoluta,oggi non siamo affatto ben preparati, né educati ad una corretta osservazione e,rispetto alla natura, ci troviamo piuttosto sul piede di guerra.
L’uomo si distingue dal resto della natura soprattutto per uno strato gelatinoso di menzogna che lo avvolge e lo protegge.