Lev Nikolaevic Tolstoj – Musica
La musica è la stenografia dell’emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato.
La musica è la stenografia dell’emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato.
L’amore é Dio e morire implica che io, una particella d’amore, ritornerò alla fonte comune ed eterna.
Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri.
Tutto quello che desiderava erano sei piedi di terra.
Se fosse possibile sapere quel che ci sarà dopo la morte, allora nessuno di noi avrebbe paura nemmeno della morte[…] Eppure si ha paura. Si ha paura dell’ignoto, ecco di che. Per quanto si dica che l’anima andrà in cielo… noi sappiamo pure che il cielo non esiste e non c’è altro che l’atmosfera.
Queste due donne erano molto diverse fra loro, ma in questo non differivano punto: tutt’e due sapevano indubbiamente che cosa fosse la vita e che cosa fosse la morte e milioni di persone lo sapevano come loro. La prova che esse sapessero con certezza che cosa fosse la morte stava nel fatto che esse potevano avvicinare i moribondi senza dubbi e senza paura. Invece Levin e gli altri come lui non lo potevano, perché avevano paura della morte. Se Levin si fosse trovato solo con suo fratello lo avrebbe guardato con terrore e con maggiro terrore avrebbe aspettato, senza sapere che cosa fare. Non sapeva che dire, dove guardare, come camminare. Parlare di cose strane era sconveniente, parlare della morte era impossibile ed impossibile era tacere. “Se lo guardo penserà che l’osservo, che ho paura; se non lo guardo penserà che ho la mente altrove; se cammino in punta di piedi gli dispiacerà; e se cammino come se niente fosse sembrerò brutale”. Kitty non pensava a sé, non ne aveva il tempo; pensava a lui.
Piangeva per la propria impotenza, per la propria terribile solitudine, per la crudeltà degli uomini, per la crudeltà di Dio, per l’assenza di Dio.”Perché hai fatto tutto questo? Perché mi hai condotto qui? Per qual motivo, perché mi torturi così orrendamente?…”
“Sì, tutto è stato come non avrebbe dovuto essere”, si disse, “ma non importa. Si può, si può fare come dovrebbe essere. Ma come dovrebbe essere?” Sì domandò, e improvvisamente tacque.
Basterebbe che gli uomini credessero alla necessità di adempiere all’unico comandamento dell’Amore, così come essi credono oggi alla necessità di compiere questi o quei sacramenti, queste o quelle preghiere; basterebbe che così come credono oggi alla necessità delle loro scritture, dei loro templi, delle raffigurazioni incise sui calici, essi credessero che esiste al mondo un solo santuario indubitabile, l’uomo, e che l’unica cosa che l’uomo non può e non deve profanare e offendere sia ancora e sempre l’uomo stesso, il portatore del principio divino, e diverrebbero impossibili non soltanto le esecuzioni capitali e le guerre ma anche tutte le violenze che l’uomo può fare all’uomo.
Un uomo che prima ha guardato nella nebbia un filo d’erba della steppa e l’ha scambiato per un albero, non può più, dopo aver riconosciuto il filo d’erba, vedere in esso un albero.
Quando è qui non può, non osa, non amarmi.
C’erano in lei l’eccitamento e la rapidità di ragionamento che negli uomini compaiono prima della battaglia, di una lotta, nei momenti pericolosi e decisivi della vita, i momenti in cui l’uomo dimostra una volta per sempre il proprio valore e che tutto il suo passato non è stato vano, ma una preparazione a questi momenti.
Kitty guardò il viso di lui, che era a così breve distanza dal suo, e per molto tempo, in seguito, anche dopo molti anni, quello sguardo pieno d’amore con cui allora lei lo guardò e a cui egli non rispose, ferì il suo cuore di dolorosa vergogna.
Vide che Anna era ebbra del vino dell’esaltazione che lei stessa aveva suscitato. Conosceva questa sensazione e conosceva i suoi sintomi, e li vide in Anna: vide il fulgore tremante e balenante negli occhi, e il sorriso di felicità e di eccitazione che involontariamente le piegava le labbra, e la grazia misurata, la sicurezza e la leggerezza dei movimenti.
Ciò che a Kitty già appariva così chiaramente nello specchio della faccia di Anna, essa lo vide anche in lui. Dove erano più i suoi modi sempre calmi e decisi e l’espressione spensieratamente calma del viso? No, ogni volta che si rivolgeva a lei, piegava un po’ la testa come se desiderasse caderle ai piedi, e nel suo sguardo c’era solamente un’espressione di ubbidienza pura.
Ma come ha potuto andar via lasciandomi in queste condizioni? Come può vivere senza aver fatto la pace con me?
“Ma vergognosamente in che cosa?” Disse. “Non avete certo potuto dire a un uomo indifferente verso di voi che lo amavate.””Si capisce, no. Io non ho mai detto una sola parola, ma lui lo sapeva”