Mario Bucci – Stati d’Animo
Urla solamente quando calpestano il tuo silenzio…
Urla solamente quando calpestano il tuo silenzio…
Se ti perdi nell’infinito buio di te stesso, non dimenticarti che hai ancora le stelle.
La monotonia, le paure, nascono sempre dal fatto che abbiamo la tendenza a guardare i rapporti futuri con gli occhi delle esperienze precedenti. Se ogni giorno guardassimo ogni cosa con occhi diversi, non si cadrebbe mai nello scontato.
Esiste un brusio nella notte, superiore a qualsiasi altro rumore, quello dei pensieri. Come naufragare in un oceano sperando che sia limitato nonostante ci sia la paradossale lieta consapevolezza di essere infiniti.
Il rancore è quel fastidioso formicolio che segue l’addormentarsi del cuore.
Ci sono lacrime “acute” che cadono di tanto in tanto, per disperazione. Ci sono lacrime “sorde” che scendono via quasi ininterrottamente. Ma entrambe si fermano alle labbra, accarezzandole dolcemente, quasi pregando loro di farle sorridere ancora.
I sogni sono frammenti di vita vissuta o che si vorrebbe vivere. Le immagini riprodotte servono a riprodurre sensazioni atte a dimostrarci cosa nell’inconscio temiamo e cosa può regalarci realmente il sorriso.
Esiste un mondo onirico… fatto di sogni… e di speranze spezzate… immerso in una parossistico involucro di nebbia… che raggiunge spiriti di dimensioni irrimediabilmente distanti tra loro.
Adoro la spontaneità. Se devo ricevere qualcosa tramite “costrizione”, preferisco avere il nulla…
Un vero uomo non spera, agisce.
La religione è l’anticoncezionale della mente.
Un poeta non è alla ricerca della felicità. Un poeta è alla continua ricerca di emozioni, qualunque esse siano.
Chiudi gli occhi e ascolta le note della tua anima… ognuno dentro a uno “spartito”… fatto di tonalità alte e basse… che racconta attraverso la “musica”, una vita intera.
Non c’è nulla di peggio che la morte dell’anima… non è mai la fine di tutto… ma è come portarsi dentro una carogna che non smette mai di marcire…
Sono stato definito folle, macabro ma ciò che mi contraddistingue è il mio rapporto morboso con la figura della morte. Non la temo, nonostante ci sia stato a stretto contatto, la rispetto e la vedo come una figura femminile seducente e conturbante che, alla fine dello spettacolo, quando calerà il sipario, saprà soddisfare i miei desideri. Questa è follia? C’è chi teme ciò che non conosce e chi è affascinato da ciò di cui ne ha appena percepito il profumo.
Ciò che non è conosciuto non va temuto, ma rispettato.
La mente più facile da fuorviare è la nostra. Siamo artisti della corruzione di noi stessi.