Michelangelo Da Pisa – Comportamento
Sebbene il dizionario asserisca il contrario, “accontentare” non vuol dire far felice qualcuno, ma donargli un surrogato di serenità.
Sebbene il dizionario asserisca il contrario, “accontentare” non vuol dire far felice qualcuno, ma donargli un surrogato di serenità.
E poi ci sono quelle parole di zucchero filato, corpose, dolci, appiccicose, ma al primo morso ti rendi conto che son prive di sostanza e per nulla genuine, lasciandoti in bocca quello strano sapore, un misto tra petrolio e ipocrisia.
Quando sbaglio sono umano, ma quando persevero non sono diabolico; quell’errore è la donna che amo e continuerò a sbagliare finché la realtà non mi avrà sepolto vivo, fino all’ultimo centimetro di pelle esposto alla speranza.
Alcuni soffrono della sindrome da fuoco d’artificio. Li osservi con occhi spalancati perché illuminano il tuo cielo per venti secondi circa, colorandolo del loro meglio di plastica. Fanno rumore, tanto. Di loro ti resterà del fumo sgradevole e un imbarazzante silenzio di fine festa.
Ci sono posti che per il bene dell’uomo non andrebbero mai esplorati: gli abissi marini, le foreste vergini, i crepacci artici, la borsa di una donna.
Di abbracci e vaffanculo bisognerebbe sempre averne qualcuno in tasca per le occasioni importanti.
Siamo un branco di potenziali bestie che recitano un ruolo da umani.
Chi sa leggere uno sguardo mi affascina e mi intimorisce allo stesso tempo, perché quando ti sfugge un mondo dagli occhi solo un animo attento riesce a coglierlo e un animo attento è rivoluzione.
Quando sei in bilico tra un ricordo e un’attesa prova a lanciare in alto il tuo cuore, a farlo roteare. Testa perdi, croce pure.
Sinonimi di conquistare: impadronirsi, occupare, sottomettere, vincere, conseguire, guadagnare, ottenere. Ecco perché non conquisterò mai una donna.
È vero, a volte alcune persone appaiono immediatamente antipatiche, ma è superficiale fermarsi alla prima impressione, l’apparenza inganna, occorrerebbe conoscerle, esplorarle, viverle. Solo allora capirai che ti eri clamorosamente sbagliato, non erano antipatiche, erano proprio stronze.
Io non cado nelle tentazioni, mi ci tuffo a volo d’angelo.
La mia asocialità è una reazione chimica al contatto con la mediocrità diffusa, non è una scelta, è istinto di sopravvivenza.
Non perderei mai cinque preziosissimi minuti della mia vita con chi sicuramente non parteciperebbe al mio funerale.
Tollero le persone realmente frivole, superficiali, ma sono intransigente nei confronti di chi ha la profondità di una pozzanghera e millanta abissi oceanici.
Io diffido di chi simula calma apparente, dei taciturni, degli imperturbabili, dei placidi, dei mansueti, dei pacati. Sarà perché i temporali più devastanti li ho visti nascere da bellissimi cieli azzurri.
Intravedo dell’anacronistico eroismo in chi dispensa sorrisi pur essendo veterano nella sofferenza, in chi, per donare presenza nella vita altrui, è dovuto uscirne dalla propria.