Michelangelo Da Pisa – Frasi d’Amore
Ti credi invincibile finché non arriverà qualcuno che ti stringerà la mano, ti sorriderà e soffierà via le tue convinzioni come il maestrale fa con gli ombrelli.
Ti credi invincibile finché non arriverà qualcuno che ti stringerà la mano, ti sorriderà e soffierà via le tue convinzioni come il maestrale fa con gli ombrelli.
Non essere egoista, restituiscimi il meglio di me rimasto impigliato nelle tue carezze.
Poggiò il palmo della sua mano sul mio, una scarica di infinito attraversò la mia pelle, io mero conduttore del suo calore, satellite orbitante del suo respiro. Per la prima volta nella mia vita ero vivo.
Detesto i teoremi sull’amore, chi cerca di spiegartelo, di importi la propria visione. Mi piace leggerlo negli sguardi di chi me lo racconta, perché è sempre un romanzo diverso, un errore da rifare, un ostacolo sul quale inciampare nuovamente, un rimpianto da colorare. Alle teorie ho da sempre preferito la pelle, profumata, ferita, rimarginata, pronta a ricevere ancora sole.
È una questione di fisica, di semplice, pura, incontrovertibile fisica. Se tu sei al centro dei miei pensieri, la mia vita non può che orbitare attorno a te. Nulla può la forza di volontà contro la forza di attrazione gravitazionale tra due corpi dello stesso sistema emozionale.
È la potenza primordiale del suo suono, capace di sbriciolare la roccia più coriacea, di vestire di lacrima il suo nome, di accendere uno sguardo grigio. Le sue carezze non passano mai di moda, un continuo erogare amore senza mai chiedere. Le mie dita coprono le rughe di un viso stanco, attraversano capelli ormai bianchi, ma lo sguardo resta sempre quello, dolcezza immersa nella malinconia, due occhi che cercano luce nei miei. Mamma.
Ti dicono sii forte, non ti meritava, non era la persona giusta per te, ma le parole son fiocchi di neve che si poggiano sull’animo, si sciolgono al primo sospiro, vittime del mio pensiero che caldo, potente e incurante vola dove non dovrei, dove non vorrei, perché il mio amore è un paradosso che mi uccide, tu che sei per me antidoto e veleno.
Sin da piccolo provavo repulsione per il disegno geometrico, per quell’ingabbiare tratti di matita in noiosi quadretti, tirare linee schiave di righe e compassi, ma se mi regalavi un foglio bianco, la mia mano si sentiva libera di colorare i miei pensieri senza margini, senza remore. Allo stesso modo, quando ami, devi saper disegnare su un foglio nudo, magari sbagliando, scrivendo di traverso, componendo forme apparentemente incomprensibili. I geometri del sentimento non sanno cosa si perdono.
“Non ti muovere”, le sussurrai “Perché?”, mi disse, intimorita. “In questo esatto istante ci sono i tuoi occhi riflessi nella luna!” Mi fissò per un paio di secondi e si perse in un’irrefrenabile risata. “Perché ridi?”, le chiesi. “Come perché? Volevi dire che la luna si rifletteva nei miei…” La interruppi repentinamente, “no, no, era esattamente tutto quello avrei voluto dirti”.
Alla fine sono solo un tonno innamorato che ingenuamente abbocca all’amo(re).
È anche una questione di ritmo, lei per me è musica e danzerò fino all’ultima nota di questo arpeggio d’emozioni, finché cuore e pelle reggeranno.
Accade tutto in tre minuti e ventisette secondi di dialogo. Se non riesce a rapirti i sensi in quest’arco di vita, non potrebbe farlo in un’esistenza intera.
No, l’amore non muove il mondo, ma è sufficiente che muova il mio mondo, in un perpetuo moto di rivoluzione attorno a te.
La condivisione è un moltiplicatore di bellezza. L’inabissarsi di un tramonto all’orizzonte, ad esempio, si tramuta da incanto in poesia nel momento in cui diviene spettacolo alla mercé dei nostri occhi.
La vita dell’effimera, un piccolo insetto simile alla libellula, dura solo un’ora e mezza. Durante questo breve intervallo di esistenza cerca esclusivamente un partner. Un’intera vita dedicata all’amore.
L’amore non ha confini, è un’oceano immenso senza orizzonte, così potente, così accecante, che nel leggerlo non avrai notato l’apostrofo errato.
Io e te siamo materia e antimateria, se venissimo a contatto sarebbe il caos primordiale.