Ornela Radovicka – Comportamento
Se c’è pericolo decidiamo noi se affrontarlo o mediare, ma bisogna spingere “oltre” per sfidare il limito conosciuto.
Se c’è pericolo decidiamo noi se affrontarlo o mediare, ma bisogna spingere “oltre” per sfidare il limito conosciuto.
Chi segue il suo amore e si lamenta, è un cattivo amante.
Se non vai oltre, è come se scegliessi di vivere nei modelli di routine, e non sei altro che un peggior conservatore.
L’idea che la passione possa durare una vita ha perso credibilità in tempi moderni, ma fino a quando continueremo a ricordarci di San Valentino, il romanticismo d’amore avrà ancora il suo fascino.
L’apparenza parla, l’appartenenza trasmette.
Quando sei escluso, o sei il più debole o hai ritmi migliori. Entrambi esistono accanto ad altra.
L’egoismo non è un sistema etico, bensì una consapevolezza di sé, e in quanto assioma di un valore personale, l’egoismo è quando gli anni passano e trascuriamo le persone importanti della nostra vita.
Mai giudicare o prendersela con le persone che non riescono a difendersi, quando si è tutti contro tutti è normale, ma tutti contro uno è vigliaccheria.
L’essere deluso, in realtà, non proviene da fonti esterne, ma da dentro noi. Perché noi esseri umani siamo fatti per cercare, amare, e lottare per ciò che è “perfetto” e ciò che è permanente.
La religione è inginocchiarsi tutta la vita a testa bassa innanzi a un statua fredda. La fede invece è volersi bene.
Arte è quel segmento di bilanciare i pensieri con gli affari dell’anima, oppure la voglia di fuggire dalla vita cruda.
L’uomo, per la natura, ha bisogno di avere coscienza della propria dimensione. La sua l’arte è traiettoria agganciata nell’anima, messa nell’onda spettrale dell’orizzonte e spruzzata di pennellate che contengono segreti, delusioni e sogni.
Il diavolo non grida rimorso, ma l’essere umano grida di egoismo e di orgoglio.
L’uomo, per la natura, ha bisogno di avere coscienza della propria dimensione. La sua l’arte è traiettoria agganciata nell’anima, messa nell’onda spettrale dell’orizzonte e spruzzata di pennellate che contengono segreti, delusioni e sogni.
Con la voce tenera cantava una canzone, e diceva le parole imparata in un paese lontano. Le parole forse erano incomprensibili ma il loro ritmo avevano musicalità, per chi percepiva le sue parole, arrivavano, perché le muse non conoscono le nazionalità e per vivere assieme non occorre essere uguali ma trattarsi eque. La diversità è un valore da condividere in modo armonioso. Come dire: un “noi” eclissato.
C’è solo una verità elementare nella tristezza: esistenza come una massa di carne e, d’intorno pochissimi metri cariche di cenere mestizia emersa in una cadenza di diaframma, sepolcro vivente. Con le mani intorpidite appoggiati sulle tempie, lo sguardo tra le sbarre di ombre il filo spinato, linee perpendicolare che biforca il cammino del sole.
Tutto passa: il tempo che scorre, il quotidiano che scivola, la solitudine che scava in possesso sulle tempie, la cavità di quei traguardi dove le attese come se rimassero sospesi prima ancora accadessero. Tutto passa, tranne a quei momenti forti, che hanno lasciato solchi. Sembrano dimenticati, ma basta poco e si appaiano nel nostro ricordo, c’è differenza fra non ricordare e dimenticare. Non puoi dimenticare, solo può smettere di pensarci.