Paola Golin – Vita
Ho chiuso il sipario delle illusioni sul palcoscenico della mia vita, dove io Pierrot senza più lacrime, ho fatto le smorfie per farti sorridere, dove io attore senza copione ho recitato una parte che non volevo!
Ho chiuso il sipario delle illusioni sul palcoscenico della mia vita, dove io Pierrot senza più lacrime, ho fatto le smorfie per farti sorridere, dove io attore senza copione ho recitato una parte che non volevo!
La mia angoscia intraducibile accumula pensieri nella mente. Forse pensando a neri ritratti di forme già conosciute, ritrovo la proporzione del tempo, e si sgretola la mia sicurezza, come intonaco antico!
La vita, fra le mie mani scivola leggera, impalpabile come sabbia, che il vento sospinge fra le ali di un gabbiano il cui volo non è che una fuga verso l’infinito!
Da tempo la notte non mi raccontava cose belle. Per troppo tempo ha cullato la mia disperazione. Ora è amica dei miei sogni, delle mie speranze. Dolcemente mi tende le sue braccia e ascolta i pensieri di una donna nuova.
Piano piano stanno cadendo le barriere e tutte le mie teorie vanno a sgretolarsi… lentamente. Forse qualcosa rinascerà dalle ceneri di quella che è stata un’esistenza, dilaniata da mille domande e da non so quante colpevolizzazioni. Pian piano si fa luce in quel tunnel interminabile, fatto di buio e silenzio. Torneranno le lacrime nei miei occhi, ma stavolta dopo tanto tempo, saranno liberatorie. La vita è troppo breve per perdere “l’attimo fuggente”, io l’ho scoperto solo adesso!
Cerco parole sensate nelle quali ancora credere. Cerco al di là di una logica coerenza un punto fermo a cui dare un nome. Ma tutto questo cos’è se non una confusa realtà! Un groviglio di continue sensazioni contrastanti, di inutili fantasmi che si fanno pensieri e come aghi si insinuano nella mente, fino a farti perdere ogni dignità. Subdola e pesante, si fa sempre più la resistenza al presente, e persiste l’immagine futura di un angoscioso abbandono.
La mia disperazione, come questa musica che urla angoscia e morte. Come una preghiera o forse una supplica. Un coltello affilato che lacera la mia mente, ma senza do lore… solo liberazione!
Amo il silenzio della calura estiva, l’immobilità delle cose nell’arsura pomeridiana, quando i riflessi del sole sui muri ingannano le ombre fino a farle scomparire… Quando la luce accecante si insinua in ogni angolo ti avvolge e ti sfiora, si plasma quasi a voler prendere forma… e tu la assapori come fosse un giovane amante!
Ti ho ascoltato mentre mi parlavi di lei! Ho asciugato le tue lacrime mentre piangevi per lei… e il mio cuore si spaccava! Ma ti ho sorriso stringendoti a me… e ho pensato “Ti amerò in silenzio per tutta la vita!”
Dove sei uomo? Vorrei incontrarti per guardare nel fondo dei tuoi occhi, per scoprire se esiste ancora l’amore. Vorrei conoscerti per chiederti se le rughe del tuo viso sono il segno della saggezza, o solo il risultato di una vita dissoluta. E se solo riuscissi a capire il mio cuore, ti chiederei di aiutarmi a credere ancora. Ti chiederei di sentire il calore di una carezza. Ti chiederei di raccontarmi i tuoi silenzi. Forse solo allora sfiorerò il tuo sorriso e in silenzio ti darò la mia anima!
E guardi stancamente quelle immagini che non ti appartengono più. Nascosta nell’indifferenza della gente, cerchi i tuoi sogni irrealizzati di donna. Nei passi di un uomo che se ne va, la tua insoddisfazione perdutamente nascosta nelle rughe della tua anima!
Amo il silenzio della calura estiva, l’immobilità delle cose nell’arsura pomeridiana, quando i riflessi del…
Ti ho ascoltato mentre mi parlavi di lei! Ho asciugato le tue lacrime mentre piangevi…
Dove sei uomo? Vorrei incontrarti per guardare nel fondo dei tuoi occhi, per scoprire se…
E guardi stancamente quelle immagini che non ti appartengono più. Nascosta nell’indifferenza della gente, cerchi…