Susanna Scarlata – Vita
Nell’instabilità dell’esseresono molte più le volte in cui la bocca dovrebbe restare zitta.Il cellulare in tasca.La mente in soffitta.
Nell’instabilità dell’esseresono molte più le volte in cui la bocca dovrebbe restare zitta.Il cellulare in tasca.La mente in soffitta.
La frase contiene espressioni adatte ad un solo pubblico adulto.Per leggerla comunque clicca qui.
Sfumano via sempre troppo in fretta le giornate in cui ci sentiamo principesse o supereroi.
Le persone sconsolate, con quell’inseparabile velo di tristezza addosso, celano cose che nessuno può sapere.E non si tratta solo di darsi una svegliata, di reagire. Non si tratta solo di questo.Hanno pugni chiusi, visi spenti, ma hanno veramente tante cose da dire, da far respirare. Stanno solo ancora cercando qualcuno con cui valga la pena confidarsi, parlare.
Crescere è una spinta contro il muro. Ti accorgi di quante cose avresti voluto diverse, quanti momenti hai sprecato e quanto il tuo cuore si è strappato. E vorresti frantumare il tempo che scorre e tornare indietro per cambiarle. Mette troppa tristezza l’idea di esserti persa dietro qualcosa che poi è andata distrutta. Mette tristezza notare che vedevi magia dove neanche c’era. Mette tristezza girarti indietro e vedere te stessa buttata via, avvinghiata a qualcosa che solo oggi capisci non valeva, non voleva dire niente. Ti sei gettata in pasto al nulla, pur di ricevere una carezza in più.
Il racconto più vero di noi stessi sta tutto nella mente. I segreti intimi, le pazzie indicibili. Le sofferenze, le mancanze. Sta tutto lì, e ci segue, e cresce sempre un po’ di più. E nessun diario sa raccontarci meglio di ciò che teniamo dentro. Una sensazione si può tentare di rivivere, si può toccare, ma quanta ne perde di bellezza quando si trasforma in lettere da capire.
Non svelare la tua parte più cara ora che sei troppo vulnerabile.Allontanati da quelle perfide spirali avviate da giocolieri suadentiper indole attratti dai più deboli lamenti.
Luna, musa della notte, seduci le mie ombre e portale con te.Liberale nel freddo mentre sfilo tra le ore in attesa dell’alba.
Resta fuori dai miei guai.La mia testa ti chiede di andartene. Sola con le sue inquietudini e le sue noie, sola senza l’obbligo di dover rispondere e spiegare.Abbandonami qui, tra queste quattro mura, nel caos del mio esistere.Lo so già che avrò paura, la realtà è che detesto rimanere sola.Mi spaventa dover combattere con i mostri delle mie assenzeconsapevole ormai che non ci sarà un vincitore, che nessuno sarà disposto a rinunciare.E’ una lotta nel silenzio modellata dall’angoscia.Polvere sugli occhi che non fa vedere, che confonde e scaraventa a terra.Odio stare sola, odio stare sola.Ne uscirò, prima o poi lo farò.
Ci perdiamo e ci ritroviamo.Giorni in cui sentiamo di poterci perdere in un bicchiere d’acquagiorni in cui neanche l’acqua più profonda ci spaventa.Ci ritroviamo ma poi nuovamente ci perdiamo.Seguiamo quel percorso tratteggiato sulla pelle che ci fa vivere da incoerentivolutamente scollegati da ciò che è per poter inseguire quello che non c’è.
Lo tengo in tasca, il rancore. Controllo bene di averlo ancora, a volte. Altre invece fingo di averlo smarrito.È che dipende, cambia e poi si estende. Tutto in base al dolore, agli incubi, ai mostri ammassati negli armadi. Il sangue perso in quel modo nessuno te lo riconcede più. E più han fatto soffrire e meno ci pensa a morire, il rancore.
Adoro le prime volte. Tenere e cariche di un sentimento mai confuso. E adoro chi si dona con il cuore tra le dita, le emozioni scombussolate, l’animo imbarazzato.
Concentrati, puoi quasi sentirle cantare le stelle. E le nuvole puoi prenderle. Soffermati. E lo vedi per intero quello che per altri neanche c’è.
Ti lasciano immobile, estasiato. Come innamorato. Sono le parole che si fanno spazio tra i silenzi intimiditi. Quelle prive di pause, concentrazione e timore. Quelle che viaggiano spontaneamente da cuore a cuore.
Smisurato. È il mio bisogno di affetto. Continuo a volerne, a cercarne. Vorrei un vestito ricamato di coccole e baci, una pelle nuova che mi sappia sempre ricordare che sono al sicuro e che ci sarà sempre qualcuno disposto ad amarmi in modo incondizionato. Sarei imbattibile, la donna più bella del mondo.
Che nell’osservarmi risulto sempre quella che poi non sono.Che solo perchè amo l’eleganza nessuno si immagina io possa infilarmi in un bosco a raccogliere castagne. Tesori, mondi incantati.Che adoro sporcarmi i piedi di fango alla ricerca di qualcosa, concretamente, come nella vita.Che abbraccerei sempre tutti, che la mia espressione distaccata è involontaria, che sono fatta così.Che la forma sembra perfetta ma la sostanza resta un caos.Che ho bisogno di affetto anche se mi imbarazza fare il primo passo.Che più vorrei e più mi blocco.Che non sono brava a permetterti di conoscermi, anche se vorrei, anche se davvero, io ce la metto tutta.
Conosco il mio corpo. Un’onda sulla quale galleggia la libidine. Conosco la mia mente. Cassetti scricchiolanti che sarebbe meglio non riaprire. So darmi, so dirmi. Saprei anche stare da sola se solo lo volessi. Se solo lo volessi. Perché riesco ad avermi tutta quanta ma non arrivo a bastarmi.