Violetta Serreli – Frasi Sagge
Sei veramente padrone delle tue decisioni, solo quando non hai davanti la persona da cui esse dipendono.
Sei veramente padrone delle tue decisioni, solo quando non hai davanti la persona da cui esse dipendono.
Tronfi della propria ipocrisia, calpestando la vita degli altri. Senza odio, senza amore, senza un’umana tensione a preservare la propria dignità. Senza responsabilità, senza futuro. Senza aver mai vissuto.
Personaggi che guardano, dall’alto delle loro possibilità, la vita degli altri. Personaggi per cui piove sempre sul bagnato e si sentono benefattori per quelle quattro gocce che stillano nel tuo terreno inaridito e affaticato. Personaggi che di te non sanno nulla ma che si permettono di analizzare il tuo percorso e le tue scelte. Personaggi divertenti, ma tutt’altro che spiritosi. Personaggi che non sanno distinguere un sorriso dalla superficialità, gli stessi personaggi che, dall’alto del loro solido trono, hanno il potere di misurare il tuo valore come vogliono loro. E loro sorridono tanto, regalandomi la meravigliosa contraddizione della loro profondità.
Certe donne perdonano il tradimento del proprio uomo non perché sono mosse da amore infinito e incondizionato, ma perché lui possa rimanere ostaggio del proprio senso di colpa. Perché sia in ogni momento ricattabile. Non c’è amore in queste donne. Vivranno ancora con lui, probabilmente fino alla fine, per poter rinfacciare con diritto di essere state lasciate sole, per illudersi di avere quelle attenzioni che loro, da sole, non saranno mai capaci di darsi. Se si è sinceri, si prosegue per la propria strada. Se non lo si è, si dà la colpa a un altro.
A volte ci si stufa di comprendere gli altri, quando ci si accorge che la cortesia non è ricambiata.
Da qualche parte, in questo momento, una donna crede alle parole del tuo uomo. Quando tu inizi a non crederci, non è più il tuo uomo da un pezzo!
Sappi che il fango non ti risparmia, se sei parte di una frana.
Non sono più io, quella che sorride. Io sono l’ombra dell’intolleranza alle mie gioie. Non ho alibi per la mia cattiveria. Mi odio al punto da fingere che mi sia rimasto un briciolo di stima. Non ne ho per me, non ne ho per nessuno. Ho solo questo inutile, finto e riprovevole sorriso.
Capita di ritrovarsi a piangere senza motivo. Come se, inconsapevoli, vivessimo un dramma interiore. Come se tutti i finti sorrisi che distribuiamo durante il giorno, si trovassero a fare i conti con la nostra fragilità. È qui che si incontrano le persone che non abbiamo più vicino, quelle che amiamo, quelle che non vorremmo e quelle che non conosciamo. È qui che non possiamo nasconderci. Perché io non so nascondermi, dietro il mio pianto. Mi capita di piangere, e di non voler esistere, mai più, per sempre, in mezzo ad altri. Ma sola, sola sì. Per non nascondermi dietro al mio pianto.
Un amore corrisposto va protetto e preservato dagli scossoni che la vita gli riserva. Ma quando un amore non è corrisposto, o non lo è più, chi va protetto e preservato sei solo tu. Abbi il coraggio di prendere la tua strada, lascia libero chi tieni prigioniero, perché possa anche lui, a poco a poco, ritrovare sé stesso. Agli amori che si sono trasformati, a quelli che non lo sono mai stati se non nella nostra testa, agli amori che sono finiti e che consumano le nostre vite: Non è con le catene che tornate a vivere. Nessuna abitudine giustifica la propria morte. E quello che teniamo vivo, credendolo amore, è più a un passo dall’odio, che dalla disperazione. Non si vuol bene a chi non facciamo vivere bene. Ostentare rapporti inesistenti, per il gusto di lasciare fuori gli altri da questa oscura alchimia, impadronirsi di spazi e pensieri, perché nessun altro li possa condividere. Inventare stati d’animo e situazioni, per insinuare negli altri dubbi o per attirare l’attenzione dell’amato… Tutto questo è malattia. Una malattia terminale e maledettamente contagiosa. Neanche la gelosia trova spazio in questa meschinità. Ci si nutre di egoismo, marchiandolo a fuoco con l’immagine insidiosa di un serpente che striscia travestito da buoni sentimenti. Non si ama mai, abbastanza quanto si fa finta di amare.
Quella che noi chiamiamo “educazione” è paradossalmente la maleducazione del mentire per salvare le apparenze e sembrare buoni. Invece questo è un atteggiamento che ci fa covare rabbia e intolleranza, che fa nascere vendette personali, malelingue, pettegolezzi, sfoghi anche violenti o che fa parlare alle spalle. Ne siamo tutti vittime. Ci hanno costruito così.
Ci sarà un giorno di cieli astratti e ali argentate che culleranno il nostro riposo. Ci sarà un giorno in cui l’unica fatica sarà amare eternamente e in cui un sorriso non dovrà più proteggere la tristezza. Ci sarà un giorno in cui saremo noi ad essere felici.
Un ponte che deve essere ricostruito va demolito da entrambe le estremità. Demolendone una sola non ti potrai lamentare se il ponte crollerà di nuovo.
Una reazione ha sempre una causa e, se si ha buona memoria, è anche facile capire quale. A volte è molto più comodo nascondersi dietro la propria triste storia, cercando di ottenere ancora comprensione, giustificazione. Cercando un alibi alle proprie colpe. Non ci si arrabbia per un futile motivo, c’è sempre dietro dell’altro. Ci possono essere anni di attese, di parole al vento, di contraddizioni. Anni di tensioni che il nostro cervello accumula e dalle quali arriva un momento in cui si deve allontanare. Le appendici, quando sono infiammate, si tagliano. Le appendici non ricrescono. Si impara a vivere senza, e in genere si vive meglio. Si può però sempre ricordare quanto dolore provocasse l’infiammazione. Fa parte della vita. Non hai più un pezzo di te, eppure sei vivo e ne parli. Ma se per paura non ti operi, una semplice infiammazione può diventare mortale.
Non esiste male che non venga vendicato dal tempo.
Quando una persona è abituata ad avere a che fare con imbecilli senza personalità e a comandare le loro emozioni, dà per scontato che nella vita troverà solo altri imbecilli. Poi arriva qualcuno che scopre il gioco vile della manipolazione e l’unica cosa che può fare è mettere da parte la veste di vittima sacrificale per indossare quella, più spietata, delle offese. Spesso è la stessa persona che amorevolmente ha cercato conforto, indifesa, nella fedele e pura culla dei buoni sentimenti e dell’onestà, senza sapere che neppure l’onestà viene risparmiata dalla perfidia.
Intellettualoidi amanti di termini vaporosi e vuoti di anima, che concepiscono frasi strutturate. Ironici come un lavandino e possessori di un senso dell’umorismo pari a quello di un feltrino perso tra batuffoli di polvere. Scrivono “ispirandosi a…” e riempiono il loro ego vantando la conoscenza di questo o quel letterato. Solitamente saccenti censori degli umani sentimenti, così banali per menti raffinate come le loro, e sono talmente convinti che il libro sia vita, che dimenticano che la vita è fuori dai libri, e che se non si confrontano con le umane miserie, fino a sprofondare talvolta anche nel patetismo, potranno conoscere mille letterati, ma non sapranno mai conoscere sé stessi.