Michele Gentile – Destino
Fin troppo su di un cielo d’ardesia ho esercitato le mie pene, nessun astro cadente a tacere gli errori, dall’orizzonte spento, oltre gli oceani giungo ai confini della sorte.
Fin troppo su di un cielo d’ardesia ho esercitato le mie pene, nessun astro cadente a tacere gli errori, dall’orizzonte spento, oltre gli oceani giungo ai confini della sorte.
Il destino é un’invenzione dei vigliacchi e dei rassegnati.
Ho smesso di credere alle troppe coincidenze, nel momento in cui le spine dell’evidenza mi hanno punto l’anima.
“Io non ti consiglio né l’una né l’altra cosa. Non sono un consigliere. Potresti apprendere qualcosa, e le immagini, siano belle o funeste, potrebbero esserti utili, ma anche nefaste. Vedere è al tempo stesso un bene e un pericolo.”
Non torna più, mi ha abbandonata. La felicità assaporata per un istante se n’è andata. Ma io sono qui, io l’aspetto. Il destino non mi farà questo dispetto!
Vite che si intrecciano e destini che si uniscono, mentre mano per la mano camminiamo scoprendo che siamo fatti l’uno per l’altro come l’aria che respiriamo.
Se non lo rivedo in un tempo ragionevole, in buona salute, saprà l’Onnipotente, che finora è stato soltanto un gioco.