Stendhal – Libri
“È per lui, che l’ho fatto,” pensò. “E avrei fatto cose ancora più orribili – e lui se ne sta qui, davanti a me, indifferente, pensando a un’altra donna!”
“È per lui, che l’ho fatto,” pensò. “E avrei fatto cose ancora più orribili – e lui se ne sta qui, davanti a me, indifferente, pensando a un’altra donna!”
Per rassicurarla, le rispondeva sempre che stava bene, anche se non era affatto vero, e non solo dubitava di tornare mai a sentirsi bene, ma non era neppure sicuro di volerlo.
Alcuni personaggi dopo aver sfogliato questo libretto lo troveranno spregevole, sappiano comunque che io li trovavo spregevoli ancor prima che lo facessero.
È stato chiaro. Mi vuole, ma la verità è che io ho bisogno di qualcosa di più. Ho bisogno che lui mi voglia come io voglio lui, come io ho bisogno di lui e dentro di me so che questo è impossibile.
Partiamo da un’impressione assai diffusa, magari superficiale, ma legittima: ci sono oggi molti gesti, per anni appartenuti alle consuetudini più alte dell’umanità, che, lungi dall’agonizzare, si moltiplicano con sorprendente vitalità: il problema è che in questo fertile rigenerarsi, sembrano smarrire il tratto più profondo che avevano, la ricchezza a cui erano in passato arrivati, forse perfino la loro più intima ragione d’essere. Si direbbe che vivano a prescindere dal loro senso: che avevano, e ben definito, ma che sembra essere diventato inutile. Una perdita di senso.
Antonio, caro Antonio. Che cosa verrà dopo? Che cosa rimarrà di queste ore, di questa età, di quel che siamo adesso? Se l’avessi saputo. Se avessi saputo che non ci sarebbe mai stato avvenire per lui, che tutto quanto – le sue chimere, i suoi progetti, le sue malinconie, il suo sorriso – tutto quanto di lui sarebbe finito sotto un pezzetto di terra dietro il cancello del cimitero alto… Antonio, caro Antonio, sei rimasto ragazzo per sempre. Ancora oggi non posso pensarci senza piangere. Ma quella sera non lo sapevo!
Questa pugnalata fu diversa, lo colpì da qualche parte vicino al cuore, trafiggendolo.