Oriana Fallaci – Libri
Niente è indegno se il fine è degno.
Niente è indegno se il fine è degno.
Non so mai dire con certezza dove sia il tuo cuore.
Ma adesso l’unica cosa che le importasse era il bisogno di non lasciargli scorgere la sua gioia, di non fargli mai capire come le bastasse vederlo per avere voglia di gridare, di piangere.
A Nick, prima di tutto, che già da un po’ mi chiedeva di dedicargli un altro libro. Non era questo che avevo in mente. Ma è dedicato a te, Nick, per quello che mi hai insegnato, i doni che mi hai offerto, il cuore che mi hai dato e tutto l’affetto che abbiamo provato l’uno per l’altra. Più grande del mare, più immenso del cielo. Che il volo ti sia lieve, mio adorato ragazzo, fino a quanto ci ritroveremo. Con tutto il mio amore.
– Se quello che scrivo è autobiografico o in qualche modo fa riferimento alla mia vita?- Sì, esatto. Quello che scrive ha una qualche attinenza con ciò che è il suo vissuto?- È una domanda piuttosto ridicola.- A me sembra la stia sfuggendo.- A me sembra che non riesca a afferrare che tutto quello che si scrive generalmente ha una certa attinenza con la personale vita di chi scrive.- Allora lo ammette che…- Ma quello che lei vuole sapere è se quel che scrivo, se le mie parole, i miei versi, se tutti quei punti e quelle virgole corrispondano a precisi fatti o persone, così che la sua macabra voglia di curiosità sia appagata e possa credere di sedere di fronte a un peccatore più peccatore di lei.- …- Sono parole che valgono per lei come per tutti quanti, sono costruzioni di mondi immaginari in cui gioco a fare Dio, e creo e distruggo; sono emozioni che voglio descrivere: a prescindere da chi o cosa le ha scatenate. Sono parole eterne prive di contatto con la realtà. Come lei, d’altronde.
Una volta, prima di partire, ho incrociato in auto un mio conoscente. Era una meravigliosa giornata di sole, e gli occhi, i suoi occhi, mentre le auto si incrociavano, li vidi bene. Torbidi e vuoti. Ecco, io forse ho paura degli sguardi vuoti della gente. Di quelli che rispondono “Ho pensieri, passerà!” Oppure “eh, fai presto a parlare tu, sei giovane, io alla tua età saltavo i fossi per lungo” scommetto che quelli proprio, avevano lo stesso sguardo anche da giovani.
Io amo il genere Horror perché è come se fosse un bimbo estremamente sincero figlio di nessuno… un rinnegato ed incompreso, inconsapevole delle sue piccole malefatte.Qualcuno deve pur prendersene cura.