Raffaele Caponetto – Morte
Il suicida è colui che invece di salire le scale a piedi, prende l’ascensore.
Il suicida è colui che invece di salire le scale a piedi, prende l’ascensore.
Ora, dannate Tenebre che tanto m’avete perseguitato… accogliete questo spirito.La morte in fondo, non è poi così male per chi… non ha mai conosciuto la gioia di vivere.
Ho davvero paura di lasciare questo mondo arrivato il mio momento. Ho paura perché questo mondo è così bello. Basta affacciarsi da una finestra e guardare il mare, basta camminare in un parco di primavera, basta uscire e sentire il vento freddo d’inverno e vedere le foglie agitarsi, basta guardare due occhi che sorridono. Tutto questo è così bello e un giorno ci verrà portato via. Noi smetteremo di esistere mentre tutto andrà avanti. E se fosse come una notte senza sogni? Avete presente, no? Svanire per sempre, vivere in quel nulla per il resto della vita, mentre tutta questa meraviglia continua a scorrere. Le persone che amiamo, la natura, la danza, la pittura, la musica. Tutto andrà avanti e noi invece resteremo indietro, come se non fossimo mai esistiti, ma allora vorrei sapere una cosa. Perché nonostante ne siamo consapevoli, perché nonostante la paura del nulla e il sapere che prima o poi ci toccherà, non riusciamo a vivere la nostra vita a pieno? Perché non riusciamo a dire quei “ti amo” balbettati, perché non riusciamo a lasciarci andare, a rischiare? È tutto così breve e mi fa paura. Io voglio vivere, non voglio restare indietro, non voglio lasciare nessuno indietro, non voglio essere solo una persona su una foto. Vi prego, io non voglio scomparire.
Non è la morte a essere un “male” e a fare paura, bensì il “processo del morire” nel quale la morte costituisce il punto ultimo.
La morte non può spegnere un’anima.
L’ansia morde l’animo: una piaga dilagante in modo esponenziale.
La morte non è niente per noi. Ciò che si dissolve non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.