Emilio Rega – Nemico
Ti sei attardato ad aspettarli e ti hanno pugnalato alle spalle.
Ti sei attardato ad aspettarli e ti hanno pugnalato alle spalle.
Quando una persona inizia a trattarmi gentilmente io inizio a chiedermi se sta facendo come con il tacchino di Natale: ingozzarlo per poi ucciderlo. E mangiarlo. Con tutto ciò che mi ha donato e che di mio ho dentro.
Il solo pensiero che respiri ancora mi fa venire l’affanno.
A te che mi offendi solo perché non ti vado a “genio” sappi che si può essere diversi da te, pensarla diversamente da te e non per questo essere sbagliati o peggiori di te! A te che mi calunni e mi attribuisci colpe che non ho sappi che non ti basterà la “vita” per saldare il conto! A te, che credi di essere tanto avanti, ma in realtà per stare al passo ti arrampichi sugli specchi e con affanno raccogli solo figure di “merda” cadendo sempre più in basso! A te che ti senti superiore ricordati; la superiorità si dimostra con il cervello, ammettendo colpe, limiti e fallimenti. Mentre chi nega l’evidenza anche di fronte a chi sa la “Verità” cerca solo di ritirare su la maschera ormai caduta da un pezzo!
Sei prigioniero della prepotenza di gente che non dovrebbe neanche essere qui. Se pensavi che qualcuno facesse qualcosa al tuo posto ti sbagliavi di grosso. Nessuno reclamerà il rispetto dei tuoi diritti, sei solo perché vuoi esserlo, sei solo perché hai paura di ribellarti.
Tu mi sfidi a giocare una partita a scacchi? Illuso, mi vuoi dare scacco al re? Ricordati che io amo le sfide e non mi spaventa che tu minacci il re. Io sono la regina, il sol nome ti farà gelare il sangue. Fuggi pure da vigliacco, tanto la regina, ti seguirà ovunque e saranno cavoli tuoi. Scacco matto.
“Ora, tu mi sembri un uomo che deve apprezzare il valore di una buona chiave”, disse l’uomo. La pietra nera scomparve dentro il suo pugno stretto e all’improvviso ricomparve nell’altra mano, dove riprese a passeggiare tra le dita. “Ne sono sicuro. Perché le chiavi sono fatte per aprire le porte. C’è qualcosa di più importante nella vita che aprire le porte, Lloyd?””Signore, ho una fame tremenda”.”Certo che hai una fame tremenda”, convenne l’uomo….”Cenare”, disse Lloyd. “Va bene”.”C’è tanto da fare”, ripetè Flagg contento. “Dobbiamo muoverci molto in fretta”. Si incamminarono assieme verso le scale, oltrepassando i morti nelle loro celle. Quando Lloyd incespicò per la debolezza, Flagg gli mise il braccio sotto il gomito e lo sostenne. Lloyd si volse e fissò quel volto sorridente con qualcosa che non era solo gratitudine. Fissò Flagg con qualcosa che poteva essere amore.