Alexandre Cuissardes – Società
Se l’imbecillità fosse un reato le carceri italiane sarebbero piene.
Se l’imbecillità fosse un reato le carceri italiane sarebbero piene.
Ci sono persone che parlano, parlano sempre, parlano troppo.Parole urlate, sussurrate, gridate, sospirate.La gente quando parla troppo è perché non ha nulla di interessante da dire.
Forse sono più pericolosi quelli in giacca e cravatta dentro al parlamento che non quelli che urlano fuori.
La scuola ha tre peculiarità su tre differenti caste di persone: solleva gli stupidi, aiuta i medi, ma nuoce ai sagaci.
È facile dire agli altri “forza e coraggio”, ma per molti ormai la forza è andata ed il coraggio è troppo spesso solo incoscienza.
Studiare, e continuare a studiare è un obbligo morale che abbiamo nei confronti delle grandi menti che hanno fatto progredire l’umanità.
Proprio ora quell’infinità di volti e spasmodiche risate, trafiggono i miei timpani come gli è solito fare quando tornano, sono incerto se rispondergli, ignorarli, o assecondarli ma conosco bene il loro modo di esprimersi.Sono sagome trasparenti eppure riesco a vedere le loro espressioni la direzione e il colore dei loro occhi quando tornano.Non pensai a loro mentre sfilavo tra profumate rose gialle; sotto il fondo infiniti tappeti rossi e tutti, dico tutti dietro me.Solo il passo delle mie passere va pari a quello delle mie lussuose scamosciate lucide scarpe su misura.So di essere debole, anzi no fragile, ma domani ci penserò.Domani ci penserò…Questa ebrezza mi accarezza così come l’aria si stringe.D’improvviso la luce si offusca, tutti si trasformano in mostri, le mie fanciulle in streghe, tutti indossano stracciè giunta in reggia la coscienza, a strappar dalle mie dita le unghie e dal petto il mio cuore;è giunta con gli aghi e i chiodi, con corde e roghi.È giunta in compagnia la coscienza, in compagnia dei miei mali.