Luis Sepúlveda – Sogno
Ci ponemmo mete impossibili, sud-realiste, e le raggiungemmo.
Ci ponemmo mete impossibili, sud-realiste, e le raggiungemmo.
Il mio primo orologio lo rubai a mio padre, andavo in giro a ostentare un’enorme oggetto senza saperne nemmeno l’utilità.Amavo sentire quel cinturino di pelle attorno a qul fragile polso e la cassa gelida venir poi riscaldata dalla mia pelle.E il rumore… quel ticchettio che di notte, quanto non si riusciva a dormire, mi accompagnava per ore e ore.Dolce compagno di clandestini pensieri.Erano quelli i sogni di un bambino che si immaginava adulto.
Ho messo i miei sogni in soffitta. Alcuni erano troppo grandi e ingombranti, altri invece, irraggiungibili. Erano davvero belli, ma costavano troppo. Si, perché forse in pochi lo sanno, ma i sogni si pagano. Spesso a caro prezzo! Li ho lasciati lì, tra un affittasi e un vendesi, tra un “non sono riuscita a realizzarli” e un “non ho avuto il coraggio di rincorrerli per tutta la vita”.
Se uno sogna da solo, è solo un sogno.Se molti sognano insieme, è l’inizio di una nuova realtà.
A volte non accettiamo la cruda verità…e allora ci rifuggiamo nei nostri sogni immaginando un mondo migliore…
Sei tu che mi tieni sveglio, sei tu il mio incubo, ma se è così vorrei avere incubi anche con gli occhi aperti.
La differenza tra il sogno e un incubo sta nella realtà.