Charles Bukowski – Stati d’Animo
Che senso avesse tutto questo, non lo sapeva nessuno. Eravamo stanchi e ce ne sbattevamo.
Che senso avesse tutto questo, non lo sapeva nessuno. Eravamo stanchi e ce ne sbattevamo.
Non voglio più rinunciare a ciò che mi fa star bene ne per paura ne per insicurezza. Adesso posso farcela, posso lottare. Adesso posso scegliere per chi restare,.
Ogni secondo, ogni attimo è sospeso sui raggi di luce che s’infiltrano tra le fessure dell’anima e si fanno spazio aggrappandosi alla speranza, alla bellezza e alla giustizia. Fuggono dal buio assoluto, dalle parole urlanti e rimbombanti vuote di significato, che privano il silenzio della libertà costruita sul vero, che fugge dalla schiavitù del potere e dall’apparire.
Sono stanca che le urla vengano associate alla pazzia e non più all’esasperazione e al bisogno di essere ascoltati.
La mia è quel tipo di insicurezza di chi è stato ferito, una volta, due e anche tre dalla stessa persona. Quell’insicurezza che fa uscir fuori soltanto il peggio di te. Quella che non riesce a farti dire un complimento al ragazzo che ti piace, quell’insicurezza che ti porta sempre a dire “no vabbè, poi magari posso disturbare” e a quel punto non chiami, non scrivi a nessuno. Quasi come se io stessi sempre un gradino sotto rispetto a tutti gli altri. Quella che ad ogni complimento ricevuto dici “ma chi, io? No guarda stai sbagliando”, come se io non meritassi mai niente. Sono soltanto un accumulo di tante piccole insicurezze da formare un groviglio di acidità. Ma quando si è così, come me, come si fa a piacersi? Come si fa ad apprezzarsi, a dirsi “io valgo”?
Il tradimento è concesso a tutti ma non accettato da me.
Non sono asociale, è che certa gente mi sta sulle palle a prescindere!