Anna Maria D’Alò – Stati d’Animo
C’è sempre dentro di noi un’alba da fecondare e da far sorgere.
C’è sempre dentro di noi un’alba da fecondare e da far sorgere.
Nella vita si cambia pelle dopo i lunghi letarghi degli inverni.
Ogni mattina mi alzo e penso che sarà una grande giornata. E se non dovesse esserlo, è stato comunque un gran risveglio!
Oggi, mi taglio. Mi taglio fuori dal mondo, mi costringo in un angolo, senza fiatare, sennò le prendo. Oggi, mi taglio con una forbice a zig-zag e ghirigori e mi faccio venire i brividi quando le due lame non mi prendono bene la pelle e vanno di liscio, masticando appena e non tranciando di netto. Nell’ampiezza d’angolo della forbice aperta, ci sta tutta la mia ansia, l’attesa di uno “zac” che vibra nell’aria e che mi fa male ancor prima di farmene davvero; nella forbice chiusa, ci sto io, stretta, stretta, senza respiro, incastrata. Forbici in mano a sadiche Parche che tessono e recidono i fili del mio destino.
Ho perso fiducia nelle persone e con il tempo incontrando quelle giuste l’ho ritrovata. Ho perso fiducia nell’amore e con il tempo assimilando il dolore e la delusione ho sperato di nuovo di incontrarlo. Ho amato chi non meritava amore. Ho aiutato chi non meritava aiuto. Ho ascoltato chi non sapeva ascoltare, ma solo parlare. Oggi, mi domando: Quante persone meritano ancora che io mi metta in gioco. Quante persone meritano ancora il mio tempo e il mio bene!? Pochissime! Per questo ho imparato a scegliere!
Continuo con i punto e a capo e le pause brevi d’una virgola che uso per riprendere fiato negli elenchi di cose da – non – dirti; io, che me ne starei volentieri tra parentesi, ad essere saltata come informazione forse futile, ma di precisazione, nelle letture lunghe.
“Dottore come devo fare? Non faccio altro che pensare a lei dalla mattina fino alla sera, e quando dormo la sogno! Immagino di vederla ormai dappertutto! E quando la vedo davvero poi il mio cuore batte a mille… Dottore sto impazzendo?” “No, non stai impazzendo, sei solo innamorato…” “Dottore è grave? C’è una cura?” “No! Per fortuna…”