Giuseppe Donadei – Stati d’Animo
La solitudine non ha mezzi termini. O ti fortifica o ti annienta.
La solitudine non ha mezzi termini. O ti fortifica o ti annienta.
Amo abbracciare le persone, perché nell’abbraccio c’è il primo punto di contatto fisico che racchiude in se il valore di un sentimento, di una mancanza che viene colmata e di molte parole che non necessitano di essere pronunciate. Amo stringermi in un abbraccio perché quando è sincero e sentito può darti molto di più di una frase d’incoraggiamento, di una parola di conforto e di qualsiasi altro gesto. L’abbraccio ci tiene al sicuro.
Rivolgere lo sguardo, fissarti, scrutare, mirare, puntare, sfiorarsi in una carezza. Piangere è stringersi in una morsa di dolore, baciarsi col sole, lasciarsi i segni nell’animo è musica essenza, sostanza, passione, anima e corpo la vita.
A volte è come rivedere un film drammatico per la centesima volta: sai già come andrà a finire, ma dentro di te speri sempre in un finale migliore.
Arrivi a sentire il cuore che non ti calza più, come un vecchio abito fuori moda e consunto, i cui strappi son stati ricuciti già troppe volte. Ma lo indossi lo stesso, che il cuore non si cambia, e l’anima nemmeno,anche se, riponendo male la fiducia, te la ritrovi poi sgualcita… e ci saran tanti strappi da cucire e pieghe da lisciare che te ne scorderai, altri ancora di cui non ti libererai mai.
Le lacrime di dolore per la perdita di un figlio scivolano come gocce silenziose di lava incandescente che pietrificano il cuore e scavano solchi profondi nell’anima, le lacrime di dolore creano uno squarcio nella vita che non si può più ricucire.
Dopo un lungo pianto ci sentiamo comunque sollevati.