Francesca Conte – Stati d’Animo
Si deve partire da zero per toccare il cielo.
Si deve partire da zero per toccare il cielo.
Non dimentico il nome di chi si è abbandonato a se stesso; di chi ha scelto di essere il proprio migliore amico e di vivere la vita secondo il proprio istinto, senza una logica di tempo e possibilità, di coscienza e di rimpianti.Non mi dimentico il nome di chi ha avuto il coraggio di mettere via tutti gli avanzi di una vita e gettarsi nel vento e respirarlo senza fare rumore, senza il bisogno di farsi riconoscere, a volte mentendo, a volte fingendo un sorriso.Non mi dimentico il nome chi ha reso i propri passi simili a quelli di un aquilone, quelli di uno spirito a cui non importa dove porre le proprie ali, ma l’unica cosa che importa è sfiorare sempre nuove sensazioni e nascondersi dentro il proprio guscio sapendole assaporare in una triste solitudine; in una solitudine che non ha neanche mai voluto uscire dal pozzo da dove si era già rintanata da tempo, forse per volere o forse per potere di qualcuno che ha voluto tutto ciò. Non mi dimentico il nome di chi si è buttato nel vento e li si è perso e riperso più volte e sempre continuerà a perdersi, tra sguardi persi e sorrisi bruciati.
O flutti abracadabranteschi, prendete il mio cuore e lavatelo.
Non so cosa significhi vincere perché ho sempre perso. Perso le partite, perso le persone, perso la pazienza e perso la speranza. Ma ogni volta che ho perso ho sempre trovato qualcosa di bello e se questa è la conseguenza del perdere, allora perderei mille altre volte.
E quando senti quel tonfo ti accorgi che tutto il resto non era poi così importante.
Ammiro i lampioni, non parlano (quasi) mai.
L’intelletto è portato per sua natura a credere, e la volontà per sua natura ad amare; di modo che, in mancanza di oggetti veri, bisogna che si attacchino ai falsi.