Gabriele Costanzo – Tristezza
Il silenzio uccide.
Il silenzio uccide.
Non è solitudine quando sono solo con me stesso. La mia solitudine è solitudine quando tu non ci sei neanche tra i pensieri miei.
Una volta, una signora anziana mi disse: non si muore di sofferenze, ci si convive e prima o poi si affievoliscono, le mettiamo da parte, in un piccolo angolo della nostra mente, in modo da non soffrirne sempre, ma tornano ogni tanto quando qualcosa le fa riemergere. Parole sante dette da chi ha trascorso una vita di esperienze buone e cattive, un bagaglio di verità che si tramanda di uomo in uomo, non c’è persona che non soffra per qualsiasi motivo o che sia felice. Io penso che chi è troppo sensibile, per natura, è sottoposto a soffrire più degli altri, ma ha la grande capacità di dare e ricevere amore senza riserve; al contrario chi possiede quella strana maschera di persona fredda e calcolatrice, non amerà mai nessuno completamente, ma vagherà sempre nel limbo senza sapere quale strada deve prendere per essere felice, e non ci sarà mai pace per certe persone, perché vagheranno sempre alla ricerca di non si sa cosa, neanche loro lo sanno.
Il dolore non muore mai: cambia dimora, cambia forma, ma è sempre pronto a colpire…
Nella sofferenza i desideri, le speranze, i sogni s’infrangono; nel martirio i timori, le paure, gl’incubi s’avverano.
La sera quando il silenzio è più intenso, diventa più difficile sopportare il tormento della tua distanza!
È difficile regalare un sorriso a chi ti circonda se chi ti sta accanto smette di starti vicino.