Fabio Privitera – Abitudine
L’abitudine è un’eterna anestesia mortale.
L’abitudine è un’eterna anestesia mortale.
Che senso ha poi stare con qualcuno che non vuoi? C’è forse una ragione precisa e si chiama “abitudine”, perché quando ti abitui a qualcosa è difficile pensarci senza.
Non bisognerebbe mai fare “un’eccezione alla regola”, tutti poi si abituano a prenderti per il…
L’ovvio passa in secondo piano quando è l’apparente ad essere gradevole agli occhi.
Il vizio è il male che si fa senza piacere.
L’abitudine è una condanna che ci infliggiamo volontariamente, come una sorta di punizione, per una sentenza che ci obbliga a non vivere.
Non basta osservare, non basta toccare, non basta ascoltare. Tutto ciò serve solo a raccogliere maggiori dati. Le persone, e la vita, vanno sentite con qualcosa di diverso dai sensi, perché non è vero affatto che gli occhi sono lo specchio dell’anima, non è colpo di fulmine quell’elettricità nel tocco. La vera essenza sta nel vedere al di là delle palpebre chiuse, nel sentirsi scivolare qualcuno addosso a distanza di chilometri, nell’ascoltare il silenzio colmo della voce di chi si ama.