Marcel Proust – Abitudine
Se l’abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere le prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
Se l’abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere le prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
I lavoratori aspettano l’alba per incamminarsi al lavoro, altri l’oscurità.
Il perché solo pochi momenti rimangono impressi, i pochi di cui ci ricordiamo, da cui traiamo insegnamenti, è troppo sottile da capire. Eppure ve ne sono stati tanti altri non migliori ma diversi da cui imparare. In ogni modo questo è quello che siamo. Momenti diversi, unici, eppure semplici, come aprire una porta, ma comunque unici. Sono questi che si attaccano alla pelle, ancora da formarsi, si cuciono dove non possiamo toccarli, a malapena vederli e svaniscono ma mai abbastanza.
La rabbia ha mille forme, non necessariamente si manifesta con urla, la peggiore è quella…
A tutto ci si abitua, persino all’idea della sofferenza.
Non amo vivere per troppo tempo nello stesso posto; ripudio da sempre l’abitudine, la rifuggo. Ho bisogno dell’euforia che si impadronisce di me per il nuovo, di vivere sensazioni differenti e vedere il passato che fino a poco prima era il presente, ampliando la distanza focale.
Il vizio è il male che si fa senza piacere.