Rosaria Esposito – Acqua
Piove così tanto che pure il gatto, che di solito non gliene frega niente di niente, guarda il cielo e si domanda: ma dove c… stava prima?
Piove così tanto che pure il gatto, che di solito non gliene frega niente di niente, guarda il cielo e si domanda: ma dove c… stava prima?
Le stelle spuntarono innumerevoli nella notte chiara e riempirono tutta la volta del cielo. Scintillarono…
Il fruscio dell’acqua mi ricorda quelle tue fioche ed umili parole che, uscendo dalle tue labbra piene di lacrime mi dicevano… Ti Amo.
Sei proprio come questo mare: immenso ed arcano, che sempre lo senti dire un suo misterioso profondo, che capisci, ma non sai ridirtelo a te stesso con parole comprensibili e determinate; questo mare che ora è calmo ed a stento lo odi ora ansare sulla riva e sembra che sogni, e dopo poche ore è tutto tribulato ed ansimante e appassionato, e non sai il perchè… ma calmo o agitato, silenzioso o irato, il mare ha ogni giorno ed ogni istante un minimo comun denominatore, un significato base unico ed inesorabile, che è la sua grandezza: il senso travolgente di una immane aspirazione all’infinito, al mistero infinito.
Molti dicono che bisogna lasciarsi andare nella corrente, perché se nuoti contro l’acqua prima o poi ti consuma.Il problema è che spesso confondiamo la corrente col mondo in cui viviamo!
Le venne in mente, senza alcun motivo particolare, un versetto delle Scritture: Prima di togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo prossimo, occupati della trave che sta nel tuo. Ci pensò su. Pagliuzza? Trave? Quell’immagine specifica le aveva sempre dato da pensare. Che tipo di trave? O di raggio? Perché in inglese, la stessa parola, beam, voleva dire anche raggio. Raggio di sole? Raggio di luna? O trave del tetto? E poi c’erano i raggi dei lampi magnetici e i volti raggianti.
Gocce di pioggia che ticchettano come lancette.