William Shakespeare – Abitudine
La dolcezza divenuta ordinaria perde il suo grato calore.
La dolcezza divenuta ordinaria perde il suo grato calore.
In spiaggia arrivo sempre tardi, verso le diciotto, diciannove. Mi sdraio e vedo la gente andar via, in lontananza bambini che giocano, la risacca color arancio, lo strofinare dei ciottoli sulla battigia in perfetta armonia con il canto delle cicale, gli ombrelloni chiusi, il sole in pensiero per il mio ritardo di cinque minuti. Tranquillo, anche oggi facciamo il bagno assieme, separati dall’orizzonte, stravolti d’incanto.
La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, così profondo l’amore: più te ne do e più ne ho, perché entrambi sono infiniti.
Gli era accaduto in quel momento ciò che accade sempre alle persone che, all’improvviso, sono messe davanti all’evidenza di una cosa che fa loro vergogna. Egli non seppe atteggiare il suo viso alla circostanza, visto che la moglie aveva scoperto la sua colpa: invece di mostrarsi offeso, di negare, di giustificare, di chiedere perdono, magari di affettare indifferenza – tutto sarebbe stato meglio che quel che aveva fatto – il suo viso, proprio involontariamente (azioni riflesse del cervello, pensava Stepan Arkadevic, che si dilettava in fisiologia) s’era atteggiato al suo sorriso abituale, buono, e perciò stupido in quel momento.
Spesso omettiamo qualcosa, non per ingannare ma per proteggere o proteggersi, ma questo non vuol dire mentire, vuol dire: si mi fido di te, ma con cautela.
Io sono come il genio di Aladino, ogni tanto sembro sparire nel nulla all’improvviso. Ma…
Triste modernità.Sembra un televisore spentoma è solo un cuore inaridito.