Alessandro Baricco – Speranza
Sono qui perché se mi arrendo questa volta mi arrenderò tutta la vita.
Sono qui perché se mi arrendo questa volta mi arrenderò tutta la vita.
Siamo tutti petali nella grandine. Aggrappati a speranze che non riescono più a resistere.
Il sesso cancella fette di vita che uno nemmeno si immagina. Sarà anche stupido, ma…
Ridevano. Ma la verità è che erano giovani, e i giovani hanno un’idea vecchia della guerra. Onore, bellezza, eroismo. Come il duello tra Ettore e Aiace: i due principi che prima cercano ferocemente di uccidersi e poi si scambiano doni. Io ero troppo vecchio per credere ancora in quelle cose. Quella guerra la vincemmo con un cavallo di legno, immane, riempito di soldati. La vincemmo con l’inganno, non con la lotta a viso aperto, leale, cavalleresca. E questo a loro, ai giovani, non piacque mai. Ma io ero vecchio. Ulisse era vecchio. Noi sapevamo che vecchia era la lunga guerra che stavamo combattendo, e che un giorno l’avrebbe vinta chi sarebbe stato capace di combatterla in un modo nuovo.
Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c’entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito.Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto.
Se è vero che dopo ogni tempesta arriva l’arcobaleno, io mi siedo qui paziente ed aspetto che arrivi il mio.
Ho sbattuto e perso la testa mille volte, ma non illudetevi: quelle come me, si rialzano sempre.