Alexandre Cuissardes – Stati d’Animo
Devo disperarmi così tanto per farcela ad ammazzarmi che alla fine sono così disperato da non avere neppure la forza per farlo.
Devo disperarmi così tanto per farcela ad ammazzarmi che alla fine sono così disperato da non avere neppure la forza per farlo.
Non riesco a nascondere nulla, sono un libro aperto, il problema è che la gente legge sempre meno.
Se solo hai pensato di essere migliore di qualcuno hai già dimostrato di essere inferiore e limitato.
Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse. “Spacco pietre” rispose il primo. “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo.
Al dì là di ogni valida ragione sempre più forte è il mistero dei sentimenti.
Ho la pessima abitudine di non stare mai dove sono. Il mio posto è sempre altrove. Sempre. Altrove è il luogo che ha i meridiani piantati nei sogni ed i paralleli, lunghi come vertigini, piantati nel cuore.
Ho tutto scritto sulla schiena. I mille rifiuti tra i reni, le impossibilità sulle scapole, l’ansia che scende dalla nuca a seguire le vertebre tra i suoi anelli e vi scivola in mezzo come nastro di raso finissimo; la paura che mi fa un giro di morte, da fianco a fianco, a cingermi saldamente. La paura. È un gioco diabolico il suo. Occhi sbarrati che, se anche volessi chiuderli per difendermi, non potrei. Non posso. Mi resta solo di voltarmi di spalle e continuare queste mie scritture, incise con bisturi dilanianti e sferzate crudeli. Poi, si rigenera. Pelle diafana ed elegante. Allontanarsi, dondolando.