Andrea Matacchiera – Stati d’Animo
La felicità è banale, la tristezza è artistica.
La felicità è banale, la tristezza è artistica.
Quando e persone soffrono hanno due possibilità: o trasformare il dolore che provano in empatia e generosità verso gli altri e quindi lottare per far sì che gli altri non soffrano, oppure trasformarsi in torturatore. Riuscire a rielaborare il dolore, a parer mio, è segno di grande maturità e coraggio. Scegliere invece di fare del male agli altri solo per vendicare se stessi, scegliere la via più semplice, è crudele e da codardi. Non sei diverso dal mostro che ti ha creato.
Amo l’inverno. Posso mentire dicendo che tremo per il freddo, quando poi invece il freddo ce l’ho dentro.
L’invidia è una lettera il cui contenuto è indirizzato ad un destinatario ignoto per cui, immancabilmente, ritornerà al mittente, avvelenandone e turbandone l’anima.
Sono nato senza vestito, la mia pelle mi custodiva, mi sentii ricco: ero fortunato, ero vivo. La mia stella brillava come gli occhi di chi mi amava, ora, cresciuto guardo fuori dalla finestra, l’umano mondo è distratto. Vedo la povertà: è scolpita nei cuori. Dov’è la ricchezza sensibile dell’essere. D’innanzi alle tragedie sento un grido: sono fortunato, sono vivo.
Bramiamo l’ignoto eppure seguiamo sempre le regole, perché è più semplice camminare su un sentiero già battuto che avventurarsi su un percorso sconosciuto e forse pieno di insidie.
Tutto quello che volevo era solo una collina dove sdraiarmi.