Antonio Prencipe – Filosofia
Il tramonto teme l’alba perché dall’alba certe volte nasce speranza che non tramonta.
Il tramonto teme l’alba perché dall’alba certe volte nasce speranza che non tramonta.
Entrare in una nuova dimensione del tempo, costruendo una condizione di estraneità a ciò che è stato o vorremmo accadesse, è riuscire a vivere nell’adesso. È capire che lo spazio del nostro essere è più ampio di quel disagio emotivo che spesso ci imprigiona.
L’amore e come la fede non tutti possono riceverlo.
La coscienza dell’eterno nulla nero, impalpabile, assente, senza sensi, che ci attende dopo la morte è la tortura più agghiacciante che ci appartiene.
Il corpo fisico è per noi spiriti incarnati come una prigione di carne con sbarre di ossa che ci impedisce di manifestarci per quello che realmente siamo e di vivere e scambiare serenamente le nostre esperienze su questo vecchio mondo di prove e espiazioni.
Quello che oggi “provo” sta in quello che oggi non “provo”.
La memoria, repentina rievocazione che sana una dimenticanza, fissa i pensieri sulle rimembranze, che possono apparireinsistenti o “accidentali”, e li discosta dalla creatività; se è prevalente diventa patologica e determina un ideare continuato di una medesima concezione rimodellata: è il lato negativo della reminiscenza.