Ben Sherwood – Morte
Questa è l’inevitabile matematica della tragedia, la moltiplicazione del dolore. Troppe brave persone muoiono un po’ quando perdono coloro che amano. Una morte può generarne due, venti o cento. È così ovunque.
Questa è l’inevitabile matematica della tragedia, la moltiplicazione del dolore. Troppe brave persone muoiono un po’ quando perdono coloro che amano. Una morte può generarne due, venti o cento. È così ovunque.
L’inutilità dell’orologio è palese. Quando sarà la tua ora lo saprai senza guardarlo.
Nulla è a vita, tranne la morte.
Per me la morte è come un oggetto che non va più e non si può riparare, buio per sempre.Niente rumori niente visioni.
Quando morì mia figlia Paula mi accorsi che la morte è un terribile inconveniente, ma non un ostacolo alla comunicazione. Io comunico ancora con lei, così come con mia nonna, morta 50 anni fa. Scrivendo storie voglio comunicare con il mondo.
La morte arriva spesso per caso, magari solo un momento prima di qualcosa che avrebbe trasformato quella sconfitta in una vittoria; ma a noi non resta che accettare, con rassegnata umiltà, un destino che ci consegna alla morte, anche se un istante dopo avremmo potuto cingere regalmente la corona della vittoria.
La vita è breve, ci dicono, sì, la vita è breve. Ma com’è morire? Cosa si prova quando la tua vita terrena finisce? Quando i tuoi occhi si chiudono per sempre e la tua anima si innalza verso Dio? Questo no, non ce l’hanno mai raccontato, e ancor oggi io sento che la sua morte non l’ho ancora superata. Certo, so che lei mi guarda pacifica e con occhi angelici, ma ogni morte altrui risveglia in me forti dolori. Dolori incancellabili. Dolori indelebili Dolori paralizzanti, come la morte.