Benjamin Disraeli – Libri
Uno scrittore che parla dei propri libri è quasi insopportabile quanto una madre che parla dei propri figli.
Uno scrittore che parla dei propri libri è quasi insopportabile quanto una madre che parla dei propri figli.
Certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l’autore sapeva qualcosa.
Chi brucia i libri, presto o tardi arriverà a bruciare esseri umani.
Ognuno di noi è il libro/favola della propria vita e non possiamo chiuderlo, bensì dobbiamo aprirlo, scriverlo e continuare a leggerlo senza fermarci mai perché l’inchiostro non finirà mai ma le pagine si e solo allora scopriremo la favola.
Il libro, sia esso romanzo saggio o poesia, deve coinvolgere al massimo l’intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro, di poesia o di prosa, una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell’immediato ma ti muta nell’essenza.
Beati coloro che non hanno paura di domandare quello che non sanno.
Cercai e trovai presto, le tre pietre tombali sul declivio vicino alla brughiera: quella di mezzo, grigia e quasi sepolta dall’erica, quella di Edgar Linton abbellita soltanto dall’erba e dal muschio che vi salivano sopra, e quella di Heathcliff ancora nuda.Indugiai tra quelle tombe, sotto quel cielo benigno, osservai le falene volare tra l’erica e le campanule, ascoltai il vento dolce soffiare tra l’erba; e mi chiesi come si potesse immaginare un sonno inquieto per chi dormiva in quella terra serena.