Catalina Neculai – Vita
Ho capito, infine, che guardare il mondo attraverso un vetro sporco rovina la vista.
Ho capito, infine, che guardare il mondo attraverso un vetro sporco rovina la vista.
Nella vita bisogna sempre cercare perchè in ogni palpito lieve del creato si può trovare l’infinito.
Il rosso è il colore dell’amore. Il colore delle grandi passioni. Del fuoco, ma anche del dolore.
I traguardi servono a capire un sacco di cose. “Traguardo” non significa vincere, significa riuscire ad arrivare.
Manca quasi un mese,trenta giorni infinitiper quelle trecento settimane non vissuteper una figlia non goduta.Ed io fremo sempre piùaspettando Francesca Demon.
Ormai solo nella foresta, circondato da ceppi e fusti, mi muovo come d’acqua, limpido e senza forma. Passo tra rocce e piante, Disseto erba e arbusti vivi, guardo fiero il sole che illumina, e mentre fluisco, mi preparo al mare.
Non conviene riempire di miele un vaso che sa di aceto, diceva Sofocle. E, forse, dico io, questa saggezza vale anche per tutte quelle relazioni (amicizia, amore, simpatia, etc) che sono partite da binari sbagliati, che sono finite su strade chiuse, che si sono sbriciolate alla prima difficoltà, che si sono rivelate dannose e deleterie per noi o per l’altro, a perfido dispetto della speranza ripostavi, degli occhi lucidi e del cuore palpitante. Non conviene tirarle su, ripararle a tutti i costi, fare immani fatiche per reindirizzarle sulla strada giusta, ostinarsi a credere che possano raggiungere una qualsiasi meta, decorarle di attese e avverbi dubitativi, addolcirle di pazienza e musica. Non conviene, soprattutto se ogni nostro gesto e tentativo è puntualmente ignorato o boicottato dalla controparte. Non conviene inseguire il giorno, non conviene illuminare il cielo della notte, perché ci sono stelle che, con troppa luce, non potremmo vedere. Ci sono stelle che disegnano miti e leggende (un lampione non lo sa fare), stelle che ci ridimensionano nella nostra confortevole piccolezza, consolandoci al contempo del nostro sentirci smarriti sotto un cielo che avremmo voluto dividere e condividere con chi già dormiva, andava, moriva, spariva, non c’era e non c’era mai stato.