Cesare Pavese – Vita
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
Oramai al mondo non c’è più nulla che sia gratuito: persino un sorriso o un’emozione hanno il loro prezzo.
Se la vita è una partita tutta da giocare, c’è un imbroglio perché alla fine vince sempre la morte.
Esiste un cielo visibile a tutti ed uno tutto da scoprire dentro ognuno di noi. Esiste una porta accessibile a tutti, dove a una sola persona è permesso entrare. Esiste una pace dei sensi, dopo una vita passata in cerca di battaglie. Esiste l’altra metà del cielo, se non riusciamo a trovarla, sarà in un’altra parte dell’universo? Esiste un sogno nel cassetto, chi c’è l’ha messo? Possibile che non ne sapessi niente.
Quando una porta si chiude altre si aprono ma spesso passiamo troppo tempo ad osservare con rimpianto la porta chiusa tanto da non vedere quelle che si stanno aprendo per noi.
Sentii che mi stavo immergendo in quell’acqua fresca e seppi che il viaggio attraverso il dolore finiva in un vuoto assoluto. Sciogliendomi ebbi la rivelazione che quel vuoto è pieno di tutto ciò che contiene l’universo. È nulla e tutto nello stesso tempo. Luce sacramentale e oscurità insondabile. Sono il vuoto, sono tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni goccia di rugiada, in ogni particella di cenere che l’acqua trascina via, sono Paula e sono anche me stessa, sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre, immortale.
Se voglio raffigurare il senso della vita, mi basta tracciare una linea. Se voglio raffigurare l’uso che l’uomo ne fa, gli sbagli e le chimere che da sempre insegue, non basta la matita che impugno.