Daniela Aspa – Vita
A volte è necessario uscire dagli involucri larvali che nel quotidiano si impossessano della nostra pelle. La mente ne trae giovamento, gli stati d’animo pure.
A volte è necessario uscire dagli involucri larvali che nel quotidiano si impossessano della nostra pelle. La mente ne trae giovamento, gli stati d’animo pure.
Il tempo della morte è parte della vita: ripete il proprio carattere di Dignità.
Oggi è il futuro, adesso è il futuro. Ieri era l’oggi dei vecchi, ma non siamo vecchi sebbene pensiamo all’oggi di ieri. Viviamo nell’attimo, ogni cosa importa, ogni cosa che vediamo è tutto quello che abbiamo, è tutto ciò che ci circonda, tutto ciò su cui possiamo contare. Prendiamoci uno spazio del tempo e immortaliamolo all’istante, perché quando finiremo di pensare sarà già vecchio, così i pensieri continueranno ad invecchiare e noi scaricheremo la nostra vecchiaia, le nostre influenze negative, i pensieracci, i rammarichi, le delusioni addosso a cose vecchie che saranno destinate a morire, e noi a vivere per sempre. Ogni volta che tagli una pianta ce n’è già sotto una pronta a crescere, cogliamo l’attimo e rendiamolo infinito; l’infinito, lo spazio che raggiungiamo ogni volta che ci fermiamo a pensare a qualcosa, io non credo alle cose fino a quando mi capitano, così perché dovrei credere alla morte? Sono mai morto? Ho sentito di gente che se né andata ma ritornerà, come ritorneranno i Fiori e i pensieri del passato, e torneranno migliori perché l’attesa che ci ha separato da loro non li hanno uccisi, ma li hanno migliorati, non c’è qualcosa che io ami di più del vedere qualcosa che mi manca tornare, e torna sempre migliore e ricco di pensieri.
Dal buio nasce la luce, dal dolore può nascere un fiore, un tenero filo che con amore ci darà un giorno lo spettacolo dei suoi colori.
La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente.
Dicono che la miglior vita la troveremo nell’aldilà e allora perché tutti cerchiamo di rimanere qua?
Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna. Ma alla fine, insegnare non è un “fare”?