Elias Canetti – Stati d’Animo
Una noia mortale emana da quelli che hanno ragione e lo sanno.
Una noia mortale emana da quelli che hanno ragione e lo sanno.
L’umiltà di riconoscere i propri errori è una grandissima dote che pochi possiedono. Chi la possiede è un grande!
Ci sono cose nella vita cosi belle, come un paesaggio che dona l’infinita come un pensiero gentile, come le cose che si desiderano fare.
La lontananza dalle persone care, dai luoghi familiari, dagli affetti genera un senso di abbandono, malinconia, tristezza e solitudine. Non è vero quel che si dice, che una distanza materiale non potrà mai separare e che se si desidera essere accanto a qualcuno che amiamo possiamo esserci. Certamente le persone a noi care, pur se lontane, saranno sempre nel nostro cuore, e avremo modo di far sentire il nostro affetto anche se separati dalla distanza, di fatto però chi vive questa condizione non può sentire il calore di un abbraccio, il tocco di una carezza, non può dare e non può ricevere le piccole attenzioni quotidiane che fanno bene al cuore.
E poi un giorno ti svegli diversa, ti senti diversa, non ci soffri più. Restano vivi i ricordi. Si sa. Il tempo scorre e, con se, tanto porta via, ma certe emozioni rimangono poesia.
Si dice sempre che la speranza sia l’ultima a morire… Ma se poi la sofferenza di poter solo sperare, ci facesse morire dentro, prima del raggiungimento del nostro obbiettivo, saremo poi così sicuri che le pene patite, ne saranno poi valse la pena, che una volta raggiunto lo scopo, ciò che otterremo compenserà il tempo dedicatogli. Credo che talvolta, l’ideale sarebbe quello di valutare attentamente le varie situazioni e se, razionalmente pensando, non ne varrà la pena, di ucciderla prima che lei uccida noi.
A volte capita che la tristezza ti accarezzi senza un motivo, di sentirti importante per qualcuno che importante non è, di vedere il tramonto dentro l’alba, di fissare vecchi oggetti per farti ritornare il sorriso, di non capire se sei stato davvero tu a sbagliare e quindi devi solo stare ad aspettare, di ritrovarsi a guardare dentro se stessi e rinunciare a capirsi.