Enzo Costa – Morte
Chiedere cento per ottenere dieci: per guarire dall’emicrania aspiro all’immortalità.
Chiedere cento per ottenere dieci: per guarire dall’emicrania aspiro all’immortalità.
Non è la morte, ma il morire, che è terribile.
Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell’eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura.
A volte viviamo “morendo” e non c’è morte peggiore. Così la morte concreta è un dono che la vita ci fa. Perché da tempo la stiamo già “respirando”.
Mi piacerebbe di essere sepolto così, ai piedi del vecchio campanile di San Berardo, a Pescina, con una croce di ferro appoggiata al muro e la vista del Fucino in lontananza.
Non c’è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perchè della loro morte.
Morirò con la penna tra le mani e quintali di sogni scritti, ma mai vissuti.