Fabio Privitera – Paura & Coraggio
La gente ha paura più di chiudere le vecchie ferite, che di formarne nuove. Ecco cosa le blocca dal vivere, dal darsi a qualcuno o alla vita: o il timore di nuove lacerazioni o che si rimarginino le vecchie.
La gente ha paura più di chiudere le vecchie ferite, che di formarne nuove. Ecco cosa le blocca dal vivere, dal darsi a qualcuno o alla vita: o il timore di nuove lacerazioni o che si rimarginino le vecchie.
A volte serve solo il coraggio per fare quel maledettissimo “primo passo” poi non ci saranno più ostacoli né confini.
C’è una forza trainante dentro di noi, capace di sconfiggere i nostri demoni interiori, i quali rappresentano le nostre paure di sempre. Questa forza si sprigiona quando andiamo nella direzione di ciò che fino a ieri temevamo.
Dimostro forza e coraggio per darla a chi amo, dimostro di non aver paura del futuro perché chi amo ne farà parte, dimostro che riesco a rialzarmi sempre perché serve ad aiutare chi cadrà, dimostro tutto questo perché questa è ciò che sono nonostante tutto.
La paura non esiste. Esiste la nostra insicurezza di fronte all’ignoto. È una scelta consapevole quella da fare. Conoscere quello che da sempre non abbiamo mai voluto affrontare. Noi stessi.
La volgarità è il pretesto principe con cui i tromboni, di tutte le epoche, hanno cercato di tappar bocca alla satira. Si parva licet, anche del Boccaccio dicevano che era volgare e anche lui difendeva la sua arte, come me in questo momento. La verità è che la satira non è volgare, è esplicita. La satira usa come tecnica la riduzione al corporeo, alle esigenze fisiologiche primarie: mangiare, bere, urinare, defecare, scopare. Lo fa per sovvertire le gerarchie costituite. È il potere liberatorio della satira, secondo la tradizione millenaria che dalle sette dionisiache arriva fino al nostro Carnevale. Non esiste sacro senza profano. Il sacro senza profano diventa integralismo.
Rischiare l’osso del collo in un salto, non significa avere i coglioni, ma voler dimostrare a se stessi di averli.