Fabio Privitera – Silenzio
Nel silenzio si ode la voce del cuore, l’unica sincera, vera e occorre fare davvero silenzio mente, perché non interferisca con quanto di vero arriva ai nostri sentimenti.
Nel silenzio si ode la voce del cuore, l’unica sincera, vera e occorre fare davvero silenzio mente, perché non interferisca con quanto di vero arriva ai nostri sentimenti.
Semplicemente non è che comprendi che una persona è simile a te… c’è qualcosa che arriva prima della comprensione. C’è chi ci somiglia in un modo così naturale che basta un momento in cui gli sguardi, le parole, i movimenti si incrocino per captare la reciproca sintonia.
Siamo acerbi, grosso modo per un lungo tratto della nostra vita. Lo siamo così da sentire l’agro e il dolce in tutto, e da dire d’aver amato e sofferto tanto e molte volte. Ma è solo immaturità o una giovinezza attardata. È solo che abbiamo ancora da scavare dentro di noi, per allontanarci da quanto accade alla chimica della pelle e dei sapori, e più scaviamo più sentiamo l’amore manifestarsi in modo diverso, sempre più forte. Nuovo ma ancora non sufficiente a poter dire di star amando davvero, perché stiamo continuando a guardare le cose dal dentro a fuori e a sentirle da fuori a dentro. Finché non sentiremo e vedremo lungo la stessa direzione mal interpreteremo tutto, anche l’amore e il dolore, e saremo così facili ad amare e soffrire, pur non vivendo affatto materialmente alcun amore né sofferenza.
Dovremmo badare di più alle persone da tenere, ma non è sempre facile e non sempre ci rendiamo conto che è ciò che vale di più.
Dovessi guardarmi dal di fuori, oggi mi farei un po di tenerezza. Perché dentro ho come un puzzle a cui mancano dei pezzi. Perché dico che va bene, e magari lo dico davanti allo specchio sorridendomi così che il sorriso mi ritorni indietro. Perché vorrei trovare le parole, quelle giuste, che spieghino le mie emozioni, che profumino del mio cuore, che riescano a consolarmi e a consolare. Perché non vorrei avere più paura del silenzio.
Dal fuoco dell’anima che strepita, il silenzio, ergendosi, tuona nell’infinito.
Vivere è affidarsi alle sensazioni insospettate.
Semplicemente non è che comprendi che una persona è simile a te… c’è qualcosa che arriva prima della comprensione. C’è chi ci somiglia in un modo così naturale che basta un momento in cui gli sguardi, le parole, i movimenti si incrocino per captare la reciproca sintonia.
Siamo acerbi, grosso modo per un lungo tratto della nostra vita. Lo siamo così da sentire l’agro e il dolce in tutto, e da dire d’aver amato e sofferto tanto e molte volte. Ma è solo immaturità o una giovinezza attardata. È solo che abbiamo ancora da scavare dentro di noi, per allontanarci da quanto accade alla chimica della pelle e dei sapori, e più scaviamo più sentiamo l’amore manifestarsi in modo diverso, sempre più forte. Nuovo ma ancora non sufficiente a poter dire di star amando davvero, perché stiamo continuando a guardare le cose dal dentro a fuori e a sentirle da fuori a dentro. Finché non sentiremo e vedremo lungo la stessa direzione mal interpreteremo tutto, anche l’amore e il dolore, e saremo così facili ad amare e soffrire, pur non vivendo affatto materialmente alcun amore né sofferenza.
Dovremmo badare di più alle persone da tenere, ma non è sempre facile e non sempre ci rendiamo conto che è ciò che vale di più.
Dovessi guardarmi dal di fuori, oggi mi farei un po di tenerezza. Perché dentro ho come un puzzle a cui mancano dei pezzi. Perché dico che va bene, e magari lo dico davanti allo specchio sorridendomi così che il sorriso mi ritorni indietro. Perché vorrei trovare le parole, quelle giuste, che spieghino le mie emozioni, che profumino del mio cuore, che riescano a consolarmi e a consolare. Perché non vorrei avere più paura del silenzio.
Dal fuoco dell’anima che strepita, il silenzio, ergendosi, tuona nell’infinito.
Vivere è affidarsi alle sensazioni insospettate.
Semplicemente non è che comprendi che una persona è simile a te… c’è qualcosa che arriva prima della comprensione. C’è chi ci somiglia in un modo così naturale che basta un momento in cui gli sguardi, le parole, i movimenti si incrocino per captare la reciproca sintonia.
Siamo acerbi, grosso modo per un lungo tratto della nostra vita. Lo siamo così da sentire l’agro e il dolce in tutto, e da dire d’aver amato e sofferto tanto e molte volte. Ma è solo immaturità o una giovinezza attardata. È solo che abbiamo ancora da scavare dentro di noi, per allontanarci da quanto accade alla chimica della pelle e dei sapori, e più scaviamo più sentiamo l’amore manifestarsi in modo diverso, sempre più forte. Nuovo ma ancora non sufficiente a poter dire di star amando davvero, perché stiamo continuando a guardare le cose dal dentro a fuori e a sentirle da fuori a dentro. Finché non sentiremo e vedremo lungo la stessa direzione mal interpreteremo tutto, anche l’amore e il dolore, e saremo così facili ad amare e soffrire, pur non vivendo affatto materialmente alcun amore né sofferenza.
Dovremmo badare di più alle persone da tenere, ma non è sempre facile e non sempre ci rendiamo conto che è ciò che vale di più.
Dovessi guardarmi dal di fuori, oggi mi farei un po di tenerezza. Perché dentro ho come un puzzle a cui mancano dei pezzi. Perché dico che va bene, e magari lo dico davanti allo specchio sorridendomi così che il sorriso mi ritorni indietro. Perché vorrei trovare le parole, quelle giuste, che spieghino le mie emozioni, che profumino del mio cuore, che riescano a consolarmi e a consolare. Perché non vorrei avere più paura del silenzio.
Dal fuoco dell’anima che strepita, il silenzio, ergendosi, tuona nell’infinito.
Vivere è affidarsi alle sensazioni insospettate.