Fabio Volo – Libri
Non è stato nemmeno così male stare con lei, l’unico problema era che ci assomigliavamo troppo: eravamo due viti, due spine, due chiavi.
Non è stato nemmeno così male stare con lei, l’unico problema era che ci assomigliavamo troppo: eravamo due viti, due spine, due chiavi.
Qualche volta tu e i tuoi amici attraversate a piedi l’isolato e vi interrate in quel pub all’angolo, quel budello fumoso sotto il livello della strada. Ho infilato gli occhi, una volta, dall’alto, dentro una di quelle finestre basse sul marciapiede, vi ho visti ridere, abbracciarvi, schiacciare le cicche nei posacenere. Ero un cinquantacinquenne elegante e solo a spasso nella notte e voi eravate lì in basso oltre quelle finestrelle con le grate dove i canisi fermano a odorare, eravate così giovani, così serrati. Siete bellissimi, Angela, volevo dirtelo. Bellissimi. Vi ho spiati, vergognandomi quasi, con la stessa curiosità con cui un vecchio guarderebbe un bambino che scarta un dono. Sì, vi ho visti scartare la vita, là sotto, in quel pub denso di fumo.
Non aveva scelto lui fra tutti quanti. La verità è che non aveva pensato a nessun altro.
I’ll be back so soon you won’t have time to miss me. Look after my heart. I’ve left it with you.Sarò di ritorno talmente presto che non avrai il tempo di sentire la mia mancanza. Prenditi cura del mio cuore. L’ho lasciato con te.
“Edmondo” disse “voi non ucciderete mio figlio!”Il conte fece un passo indietro, gettò un debole grido, e lasciò cadere l’arma di mano.”Che nome avete pronunciato, sgnora Morcef!…””Il vostro” gridò lei gettando il velo, “il vostro che, solo io forse, non ho dimenticato mai! Edmondo, non è la signora Morcef che viene da voi, è Mercedes!…””Mercedes è morta, signora” disse Montecristo “ed io non conosco più nessuno che porti questo nome.”” Mercedes vive, signore, e Mercedes vi ricorda, poiché lei sola vi ha riconosciuto quando vi vide, ed anche senza vedervi, alla sola voce, Edmondo, al solo accento della vostra voce…
Desideravo qualcuno che non mi imponesse di essere forte ad ogni costo, perché anche le montagne a poco a poco si sfaldano.
Mi sentivo intrappolata come in uno di quegli incubi terrificanti in cui, per quanto corri e corri finché i polmoni non ti scoppiano, non sei mai abbastanza veloce. Più cercavo di farmi strada fra la folla impassibile, più le gambe sembravano lente, ma le lancette della grande torre campanaria non accennavano a rallentare. Vigorose, indifferenti e spietate, giravano inesorabilmente verso la fine… la fine di tutto.Però non era un sogno, e nemmeno un incubo in cui correvo per salvare la mia vita: in gioco c’era qualcosa infinitamente più prezioso. Quel giorno, della mia vita m’importava ben poco.[…] Soltanto io ero libera di attraversare di corsa la piazza luminosa e affollata.E non ero abbastanza veloce.[…] Al primo rintocco delle campane, che rimbombavano nel terreno sotto i miei piedi spossati, capii di essere in ritardo, lieta che ad aspettarmi ci fosse un nemico assetato di sangue. Perché, se avessi fallito, avrei rinunciato a qualsiasi desiderio di vivere.