Gian Genta – Vita
Orgoglio nel successo, rimorso nelle sconfitte sono sintomo di tanta tanta debolezza.
Orgoglio nel successo, rimorso nelle sconfitte sono sintomo di tanta tanta debolezza.
La vita è così come una molla, ci porta in basso per risalire più forti. Non demoralizzarti quando le cose non vanno, esse possiedono una ragione, a volte una nostra ragione, altre volte una ragione che non ci appartiene, ma ci ferisce per la nostra sensibilità. Sii forte, quel momento “no” passerà, ed un pezzo di verità arricchirà la tua anima.
Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene.
Le piazzate non mi piacciono. Ma certa gente, in piazza in mano al popolo ce la metterei volentieri!
Non ho mai chiesto nulla alla vita, se non il diritto di viverla come voglio.
Perché la vita è fatta di istanti, di semplici momenti che culminano la nostra esistenza.
Non conviene riempire di miele un vaso che sa di aceto, diceva Sofocle. E, forse, dico io, questa saggezza vale anche per tutte quelle relazioni (amicizia, amore, simpatia, etc) che sono partite da binari sbagliati, che sono finite su strade chiuse, che si sono sbriciolate alla prima difficoltà, che si sono rivelate dannose e deleterie per noi o per l’altro, a perfido dispetto della speranza ripostavi, degli occhi lucidi e del cuore palpitante. Non conviene tirarle su, ripararle a tutti i costi, fare immani fatiche per reindirizzarle sulla strada giusta, ostinarsi a credere che possano raggiungere una qualsiasi meta, decorarle di attese e avverbi dubitativi, addolcirle di pazienza e musica. Non conviene, soprattutto se ogni nostro gesto e tentativo è puntualmente ignorato o boicottato dalla controparte. Non conviene inseguire il giorno, non conviene illuminare il cielo della notte, perché ci sono stelle che, con troppa luce, non potremmo vedere. Ci sono stelle che disegnano miti e leggende (un lampione non lo sa fare), stelle che ci ridimensionano nella nostra confortevole piccolezza, consolandoci al contempo del nostro sentirci smarriti sotto un cielo che avremmo voluto dividere e condividere con chi già dormiva, andava, moriva, spariva, non c’era e non c’era mai stato.