Gigliola Perin – Stati d’Animo
La classe la vedi nei gesti, nel portamento, ma più di tutto in quegli occhi che sembra ti scrutino l’anima!
La classe la vedi nei gesti, nel portamento, ma più di tutto in quegli occhi che sembra ti scrutino l’anima!
Io, aguzzina di me stessa. Io sono il mio carnefice. Ti ho consegnato le armi che mi possono ferire, senza non potresti farmi nulla. E consapevole, so, che l’unica persona che mi può distruggere sono solo io.
Ora più che mai rimpiango il tempo in cui credevo bastasse tenere una lucina accesa per tenere il male fuori dal mio mondo, in cui osservavo un cielo nuvoloso e cercavo forme improbabili tra le nubi anziché imprecare per il sole coperto, quando saltavo gioiosamente in una pozzanghera anziché scansarla stizzito, in cui parlare con animali ed oggetti era un vanto, non una vergogna, un pallone arancione, un gesso ed una strada impolverata di periferia erano sufficienti a donarmi frammenti di felicità, ogni passo era un’avventura, un ginocchio sbucciato una sconfitta, la carezza di mia madre una certezza. La verità è che il tempo fugge via e non ha davvero tempo per chi perde tempo.
Alcune volte mi piacerebbe solo avere un abbraccio, di quelli stretti, quelli calorosi, quelli che ti dicono “Ci sono io”! Alcune volte mi dico ma che senso ha essere forte? Tanto ci rimani male uguale! Avrei bisogno solo di un po’ di serenità!
La disperazione è perfettamente compatibile con una buona cena, vi assicuro.
Non pensare chi solo chi ti dice di capirti ti vuole bene ma anche chi nonostante tutto ha sempre un pensiero per te.
Molti infrangono il mio sogno, mi ha scoraggiano, mi abbattono, come se infrangessero quello specchio che riflette il mio destino. Ma un pezzo di vetro rimarrà ancora in bilico, fino a quando non perderò le speranze anche io. Allora rimarrà lì per sempre.