Giovanni Pastore – Tristezza
Mi sforzo di sorridere sapendo che il mio rispetto ha superato di gran lunga la loro considerazione nei miei confronti.
Mi sforzo di sorridere sapendo che il mio rispetto ha superato di gran lunga la loro considerazione nei miei confronti.
Uomo dal cuore di pietra che fai se diventi di ghiaccio? Con un cuore perso in un lago d’acqua saprai ancora amare?
È crollato il mio castello costruito con dei mattoni di illusioni. Dove dame composte d’amore e stelle non danzavano da tempo.Nessuna melodia di arpe echeggia più in esso. Non vi è rimasto altro che un cumulo di macerie fatte di sogni e desideri infranti.
La tristezza non è reale, è il riflesso del nostro istinto, quello umano che ci è costretto, quello che ci porta sotto.Noi che tendiamo al lieto fine, veniamo maledetti nel viaggio, capitani di vascelli che affonderanno d’orgoglioci svegliamo più vecchi, e non più saggi. Mai più saggi. Ed è tutto buono e giusto, perché c’è un purgatorio che ci aspetta, e a noi basta, e la morte ci hanno addestrato a festeggiarla, per scongiurarla, per ignorarla.
Rieccomi, smarrito, con un turbine di pensieri, ripercorrere col pensiero le tappe della mia vita. A quale pro continuare, sono stanco, provato. Ho dato molto, in cambio solo briciole di vana speranza. L’orgoglio e qualche pia illusione mi hanno sostenuto. Ora solitudine e amarezza.
Tutto passa, ma il dolore resta.
Poi, arriva la tristezza. Non ti “accorgi” quando arriva ma la “scorgi” e non puoi fare altro che attendere perché, comunque, arriva.