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Giulia Carcasi – Libri

Sono strani i grandi, eh, Milla?Hanno paura delle risposte.O forse le conoscono già e non hanno bisogno di salire su un motorino e mettersi a spiare un appartamento per averle.Mamma è rimasta in salone.Forse, un giorno, troverà in te la figlia amica che non ha, ti lascerà entrare, ti darà la sua fragilità.E tu prendila, Milla, e apprezza quel regalo!Io vi guarderò, nascosta dietro una porta.Stringila forte, anche per me.E papà? Dov’è papà, Milla?Si perderà qualche tuo passo, qualche tua parola nuova. Forse perché avrà un progetto da finire, forse perché preferirà stare in un’altra casa, senza i tuoi giocattoli sparsi sul pavimento e i miei pensieri per aria.E io, quando lo vedrò tornare, la mattina dopo, lo guarderò in modo diverso, come si guardano quelli come Giorgio, peggio, perché la sua assenza non fa male solo a me.Tu no, tu continuerai ancora per qualche anno a battergli le mani, a riempirlo dei tuoi sorrisi. Un giorno, però, capirai e gli sorriderai di meno, con le labbra più strette.Te lo ritroverai sotto casa, ti chiederà scusa per le sue assenze. E tu che farai? Le accetterai le sue scuse? Forse sì, solo per provare un suo abbraccio, per vedere se il tuo sangue si ricorda di lui.Non sarà facile, Milla, ma adesso è tutto a posto. Dormi. E domani, al tuo risveglio, il tuo papà sarà di nuovo qui.Non sarà mai andato via per te.E tutto a posto Milla, e domani ti ritroverai a battere le mani, “che viene papà e tante cose belle ti por-te-rà”

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    Tyler mi ha chiesto contro che cosa combattevo in realtà. Quello che dice Tyler dell’essere una merda e gli schiavi della storia, così mi sentivo. Avevo voglia di distruggere tutte le cose belle che non avrei mai avuto. Bruciare le foreste dell’Amazzonia. Pompare clorofluorocarburi in cielo a mangiare l’ozono. Aprire le valvole nei serbatoi delle superpetroliere e svitare i tappi delle piattaforme petrolifere. Volevo uccidere tutti i pesci che non potevo permettermi di comprare e annerire le spiagge della costa Azzurra che non avrei mai visto.Volevo che il mondo intero toccasse il fondo.Mentre picchiavo quel ragazzo, in realtà avrei voluto piantare una pallottola tra gli occhi di ogni panda in pericolo che si rifiuta di fottere per salvare la propria specie e ogni balena o delfino che molla tutto e va a spiaggiarsi. Non vederla come estinzione vedila come un ridimensionamento.Per migliaia di anni gli esseri umani anno incasinato e insozzato e smerdato questo pianeta e ora la storia si aspetta che sia io a correre dietro agli altri per ripulirlo. Io devo lavare e scacciare i mie barattoli. E rendere conto di ogni goccia di olio di motore usato.Tocca a me pagare il conto per le scorie nucleari e i serbatoi di benzina interrati e i residui tossici scaricati nel sottosuolo una generazione prima che nascessi. Ho tenuto la faccia dell’angioletto come un bebè nella piega del braccio e l’ho pestato con le nocche, l’ho pestato finche i denti non gli hanno segnato le labbra. Poi l’ho pestato con il gomito finché mi è cascato tra le braccia come un sacco. Finché sugli zigomi gli era rimasto solo un velo di pelle nera.Volevo respirare scarichi.Uccelli e cervi sono uno stupido lusso e tutti i pesci dovrebbero galleggiare. Volevo dar fuoco al Louvre. Spaccare gli Elvin Marbles a martellate e pulirmi il culo con la Gioconda. Questo è il mio mondo, ora. Questo è il mio mondo, il mio mondo, e quelle persone antiche sono morte. E facevo colazione la mattina che Tyler ha inventato il progetto caos. Volevamo liberare il mondo dalla storia. Facevamo colazione nella casa di Paper street e Tyler mi ha detto di immaginarmi di piantare ravanelli e patate sul green della 15° buca di un campo di golf dimenticato. Darai la caccia agli alci nelle valli boscose intorno alle rovine del Rockefeller center e cercherai molluschi intorno allo scheletro dello Space Needle, inclinato di 45 gradi. Dipingeremo sui grattacieli le figure di enormi totem e simulacri di divinità maligne e tutte le sere quel che resta del genere umano si ritirerà negli zoo abbandonati e si chiuderà a chiave nelle gabbie per proteggersi dagli orsi e dai grandi felini e dai lupi che di notte passeggiano e ci guardano dall’atra parte delle sbarre. ha detto Tyler Sarà il progetto caos ha salvare il mondo. Un era glaciale culturale. Un secolo buio prematuramente indotto. Il progetto caos obbligherà l’umanità ad entrare in catalessi o in fase di remissione il tempo necessario alla terra per riprendersi. dice Tyler. come fa l fight club con impiegati e commessi, il progetto caos disarticolerà la civiltà perché si possa fare qualcosa di meglio del mondo.Questo era lo scopo del progetto caos, ha detto Tyler, la completa e immediata distruzione della civiltà. Cosa viene dopo il progetto caos nessuno lo sa salvo Tyler. La seconda regola è che non si fanno domande…

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    Ti ho atteso come Penelope aspettava Ulisse, come Giulietta aspettava Romeo, come Beatrice aspettava Dante per riscattarlo. Il vuoto della steppa era affollato dai ricordi di Te, dei momenti passati insieme, dei luoghi nei quali siamo stati, delle nostre gioie e delle nostre discussioni. Ma quando guardavi indietro, verso le orme dei miei passi, non ti vedevo. Ho sofferto molto. Ho capito che avevo imboccato un cammino senza ritorno, e mi sono resa conto che, quando agiamo così, non possiamo fare altro che continuare per quella strada. Allora sono andata da un nomade che avevo conosciuto tempo prima, gli ho chiesto di insegnarmi a dimenticare la mia storia personale, ad aprirmi all’amore che è presente in ogni luogo. Con lui, ho cominciato ad apprendere la tradizione del Tengri. Un giorno, guardandomi intorno, ho visto quell’amore riflesso in un paio d’occhi: nello sguardo di un pittore di nome Dos.Ero molto addolorata: non potevo credere che fosse possibile amare di nuovo. Lui non mi ha detto molte cose: mi ha solo aiutato a perfezionare il russo, e mi ha raccontato che nella steppa usano sempre la parola “azzurro” per designare il cielo, anche quando è grigio – perchè sanno che al di sopra delle nuvole è sempre di quel colore. Mi ha preso per mano, e mi ha aiutato ad attraversare queste nuvole. Mi ha insegnato ad amare me stessa, prima che ad amarelui. Mi ha rivelato che il mio cuore doveva servire me e Dio, e non essere assoggettato alle necessità degli altri.Mi ha detto che il mio passato mi avrebbe accompagnato per sempre: tuttavia, quanto più fossi riuscita a liberermi dei fatti e a concentrarmi solo sulle emozioni, tanto più avrei capito che nel presente esiste sempre uno spazio grande come la steppa, che dev’essere colmato con atro amore e altra gioia di vivere.Infine mi ha spiegato che la sofferenza nasce quando ci aspettiamo che gli altri ci amino nel modo che immaginiamo, e non nella maniera in cui l’amore deve manifestarsi – libero, incontrollato, pronto a guidarci con la sua forza e a impedirci di fermarci.

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