Ida Dalser – Ipse dixit
Liberami, liberami.
Liberami, liberami.
Raccontare le cose incredibili come fossero reali – sistema antico; raccontare le reali come fossero incredibili – moderno.
Non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe.
A volte il silenzio è la cosa più bella da ascoltare.
A volte quando le persone vanno in Vietnam, tornano a casa dalle loro mamme senza le gambe. A volte non tornano affatto a casa. Questa è una cosa brutta. E non ho nient’altro da dire su questa faccenda.
Come disse giustamente Luciano Liggio, se esiste l’antimafia vorrà dire che esiste pure la mafia.
Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni!