Irene Campisi – Libri
La lettura è un fenomeno che non deve essere perso perché sarebbe come voltare ogni giorno le pagine della vita senza averne letto una parte.
La lettura è un fenomeno che non deve essere perso perché sarebbe come voltare ogni giorno le pagine della vita senza averne letto una parte.
Quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma.
Fatto il misfatto!
Nei libri ho incontrato l’universo: assimilato, classificato, etichettato, pensato, temibile anche; e ho confuso il disordine delle mie esperienze libresche con il corso casuale degli avvenimenti reali. Da ciò venne quell’idealismo per disfarmi del quale ho impiegato trent’anni.
E mentre guardo le distese di lava dura dal finestrino e il sole che brucia sopra il cono di un vulcano spento penso che l’amore è questo. Che la felicità è qui. Che Vasco c’è quando mi sorride accanto, ma che è al mio fianco anche nell’assenza. Che la felicità è questo. È sapere che con Vasco non mi sentirò mai monca quando non c’è, ma con un braccio in più quando è con me. È un bambino che sorride sul sedile posteriore di una macchina e uno che aspetta solo che il mondo gli si spalanchi davanti. Ed è davvero così. Una cosa semplice, l’amore. Il resto – ossessioni, ansie, struggimenti – è roba che ha a che fare con l’affanno. E l’amore felice non s’affanna. L’amore felice respira lentamente, a pieni polmoni. Avrei dovuto capirlo, quando mi credevo felice col fiato corto.
A lei si sarebbe arreso sempre, qualsiasi cosa gli avesse chiesto.
Non può che essere così: per quale motivo i nostri padri non hanno saputo non pensare, cioè non hanno saputo fare i conti con l’impensabile? Perché le nostre madri hanno pensato solo a se stesse, a emanciparsi, a ridursi alle prontezze urbane di questa costruzione? Ma possibile che non hanno visto l’orrore, che non hanno visto che il mezzo stava diventando il fine? Perché siete stati in contraddizione con voi stessi volendo la cultura e il riconoscimento degli altri senza ricordarvi che tutta la vita è un fuori gioco? Nell’abbondanza sentire cos’è che ci manca, questo è il tormento più amaro.