Ken Follett – Stati d’Animo
“Sei giovane.” Nella sua voce c’erano rabbia e angoscia. “Non dimenticarlo mai. Non dimenticare la carneficina voluta qui, oggi, dallo zar.” Grigorij aveva annuito. “Non lo dimenticherò.”
“Sei giovane.” Nella sua voce c’erano rabbia e angoscia. “Non dimenticarlo mai. Non dimenticare la carneficina voluta qui, oggi, dallo zar.” Grigorij aveva annuito. “Non lo dimenticherò.”
Nessuno è perfetto, soprattutto io. Troppo orgogliosa, troppo diffidente, ma fottutamente vera. Chiamami folle, matta o pazza, ma credimi, la mia imperfezione mi rende unica.
Sperare è il pane delle emozioni.
Non c’è ne tempo ne spazio che possa cancellare la tua immagine. Non c’è momento troppo triste che non possa essere superato ripensando a quanta felicità mi hai dato. Non esiste rimorso se tutto quello che hai fatto saresti disposto a rifarlo ancora ed ancora. Non c’è delusione se hai fatto ogni più piccola cosa con un sentimento puro che proviene dal cuore.
Si cercano volti, occasioni e sensazioni che non abbiano sapore antico, ma figli e figlie di quella fantastica volontà di pura nuova esistenza. Non sia apparenza ma emozione vera, che lasci strascichi di pura essenza, nel lento camminare tra una determinazione e l’altra.
Se quello che mi porta a disegnare è una sottile malattia morbosa, una piccola lesione, una devianza, uno strappo, desidero che ciò non trovi mai guarigione, anzi desidero considerare il disegnare come un lavoro, anche faticoso, di scavo, di confessione a volte anche dolorosa. È allo stesso tempo una fortuna umana, grandissima.
Io dentro non mi affeziono a tutti, non amo tutti. E se sento la mancanza è per chi ha solleticato il mio cuore, sussurrato qualcosa di buono alla mia anima. Non di certo per chi, spesso, te l’ha riempita di schiaffi. E non mi fido di tutti. Non tutti possono prendere spazio dentro me. Non a tutti concedo di “guardarmi davvero”.